Nutanix .NEXT: così l'azienda vuole aiutare i clienti a limitare la dipendenza da Broadcom
di Alberto Falchi pubblicato il 15 Maggio 2025 nel canale Cloud
All'evento globale di Nutanix l'azienda ha presentato una serie di novità mirate a ridurre la dipendenza dalle soluzioni di VMware/Broadcom. Arriva Cloud Native AOS, soluzione che non richiede di appoggiarsi ad hypervisor. Novità per Nutanix Enterprise AI. Potenziata la collaborazione con Pure Storage per uno storage dedicato ad altissime prestazioni
Far girare qualsiasi applicazione, ovunque lo si desideri. Sul cloud pubblico, quello privato, sull’edge, sul data center. Questo, in sintesi, l’obiettivo di Nutanix che in occasione del'evento globale Nutanix .NEXT ha svelato le novità della sua piattaforma. Edge9 non poteva mancare all’appuntamento ed è volata a Washington DC per scoprire cosa c’è di nuovo e quali sono i vantaggi per i clienti.
Nello specifico, sono tre gli annunci fatti in occasione della conferenza: la disponibilità di Nutanix Cloud Native AOS, che estende i servizi di gestione dei dati e di storage a Kubernetes senza richiedere un hypervisor; la nuova versione di Nutanix Enterprise AI, che offre una serie di novità focalizzate sull’intelligenza artificiale basata su agenti; la partnership con Pure Storage per un sistema di storage ad altissime prestazioni, ideale per carichi di lavoro mission critical e per le applicazioni di IA più esigenti.
Nutanix Cloud Native AOS: l’hypervisor non è più fondamentale
Grazie a Nutanix Cloud Native AOS, la piattaforma di Nutanix estende i servizi di gestione dati e di storage anche ai servizi Kubernetes in esecuzione sui cloud pubblici degli hyperscaler e su ambienti bare metal, il tutto senza doversi appoggiare a un hypervisor. I vantaggi sono più di uno: prima di tutto si semplificano una serie di operazioni, come il backup, il ripristino e la migrazione su altre infrastrutture dei container. I clienti, insomma, possono ora creare e distribuire applicazioni cloud-native facilmente, anche riportando le applicazioni in ambienti containerizzati on-premise ove necessario. E “questo apre a nuovi scenari d’uso, ad esempio permettendo a un cliente di implementare una configurazione di disaster recovery in modalità ibrida, gestendo il ripristino tra ambienti on-premise e cloud, il tutto eseguito in container”, spiega Toni Knaup, General Manager Cloud Native di Nutanix.
L’aspetto più importante, però, è che grazie a Cloud Native AOS non sarà più necessario l’hypervisor per la gestione dei container Kubernetes. Questa è una notizia particolarmente rilevante, dal momento che adottandolo, sarà possibile ridurre la dipendenza delle imprese dalle soluzioni di VMware/Broadcom, che di fatto rappresentano lo stato dell’arte in questo ambito. Dopo l’acquisizione di VMware, però, Broadcom ha deciso di cambiare approccio nei confronti dei suoi clienti, imponendo una serie di limitazioni e in molti casi spingendoli a spendere di più per ottenere le stesse funzionalità. Questo ha fatto sorgere una serie di dubbi sull’opportunità di rimanere legati ai servizi di VMware e la possibilità di fare a meno dell’hypervisor dà molta più libertà alle imprese, riducendo significativamente i rischi di lock in, cioè di essere costretti a rimanere legati a uno specifico fornitore.
Sia chiaro: non è che da un momento all’altro l’hypervisor diventa totalmente inutile. Come sottolinea Knaup, “se guardi alla maggior parte delle imprese, la percentuale di workload attualmente eseguiti in container è ancora ridotta. È destinata a crescere notevolmente nel tempo, ma le macchine virtuali non spariranno tanto presto. Il punto chiave è che ora offriamo ai clienti la possibilità di scegliere se eseguire applicazioni containerizzate sul cloud oppure on premise. Offriamo un’ulteriore opzione, diamo una maggiore libertà di scelta”.
Macchine virtuali o container?
Una domanda che sorge spontanea a chi non è esperto di architetture IT complesse è perché si dovrebbe scegliere fra macchine virtuali e container: quale delle due soluzioni è più efficace? “Solitamente, le imprese scelgono di utilizzare i container perché garantiscono più flessibilità e velocizzano lo sviluppo di applicazioni”, spiega Knaup. Utilizzandoli, infatti, “è possibile distribuire molto rapidamente aggiornamenti per le applicazioni usate in produzione. Una volta al giorno o anche più volte al giorno“. Ma non sono la soluzione per tutto: quando una macchina virtuale esibisce dei problemi, l’hypervisor la “spegne” e ne avvia immediatamente un'altra. Coi container, invece, questo non succede, e in certi casi può essere un limite. Proprio per questo la maggior parte delle imprese utilizza sia container sia macchine virtuali a seconda del tipo di applicazione, e “continuerà a farlo a lungo, scegliendo fra l’uno o l’altro approccio a seconda del tipo di applicazione”, afferma Knaup.
Di qui la scelta di Nutanix di offrire una piattaforma in grado di gestirli entrambi, dando così maggiore flessibilità e libertà di scelta. Attualmente, Nutanix Cloud Native AOS è disponibile su AWS, ma entro la fine dell’anno sarà disponibile anche su bare metal, fatto che risulta molto importante per le realtà europee che operano in settori altamente regolamentati, come quello bancario. O in quello della Difesa, dove spesso si utilizzano sistemi air-gapped, cioè totalmente sconnessi da qualsiasi rete, così da metterli al sicuro da possibili attacchi informatici. Non sono gli unici ambiti dove appoggiarsi a server bare metal è necessario: Knaup cita l’esempio delle navi da crociera, dove la connettività è spesso limitata: in queste situazioni, avere una piattaforma che consente di utilizzare lo stesso modello operativo sia per le macchine virtuali sia per i container è un vantaggio importante.
Nutanix coglie la palla al balzo
Le novità offerte da Cloud Native AOS sono comprensibili a fondo solo da chi lavora nel mondo dello sviluppo e si trova tutti i giorni ad aver a che fare con macchine virtuali e container Kubernetes. Quello che però è chiaro a tutti, anche ai meno tecnici, è che con questa novità Nutanix non solo prosegue il suo cammino per concretizzare la propria visione (run anything everywhere, fai girare tutto, ovunque), assicurando maggiore libertà di scelta alle aziende. Ma sta offrendo un’alternativa a VMware/Broadcom.
Non sviluppando una soluzione alternativa, che si scontra direttamente a livello tecnologico, ma permettendo di fare proprio a meno dell’hypervisor, almeno in specifici contesti. Come ci ha spiegato Knaup, le macchine virtuali non spariranno, ma quantomeno oggi le imprese hanno più opzioni per la gestione dei loro carichi di lavoro.
La sensazione che abbiamo avuto partecipando a .NEXT è che questo approccio sia stato apprezzato dal mercato. Sono numerose le aziende che, pur continuando a utilizzare VMware, sono preoccupate dall’approccio di Broadcom, considerato troppo aggressivo. E per evitare di trovarsi un giorno obbligati a subire le scelte della multinazionale, stanno mettendo in atto pratiche di derisking, guardandosi attorno e valutando alternative o altre opzioni. Nutanix ha avuto la capacità di cogliere la palla al balzo e attirare il loro interesse. Come dimostrano i numeri di questa edizione di .NEXT (che contava 86 partner, contro meno della metà del precedente anno) e le testimonianze dei clienti che abbiamo incontrato.
Nutanix Enterprise AI si aggiorna: più integrazione con NVIDIA NIM e NeMo
Fra le altre novità presentate al Nutanix .NEXT la disponibilità della nuova versione di NAI, Nutanix Enterprise AI, che offre una maggiore integrazione con NVIDIA AI Enterprise e, nello specifico, con NVIDIA NIM, una serie di microservizi sviluppati per implementare facilmente e in maniera sicura modelli di IA, e NVIDIA NeMo, un framework per la generazione, l’ottimizzazione e il fine tuning di modelli di IA generativa.
La nuova versione di NAI è stata progettata per semplificare ulteriormente il flusso di sviluppo di applicazioni di GenAI, consentendo anche di eseguirli dove si preferisce: cloud, edge, on-premise.
Oltre alla semplificazione, le novità della piattaforma vanno nella direzione di aiutare i clienti a integrare velocemente e con facilità gli agenti di IA, assicurando il pieno controllo grazie a strumenti per impostare i guardrail, cioè i binari all’interno dei quali devono essere limitati gli output delle IA, evitando così che possano venire utilizzare per scopi per le quali non sono concepite (individuando anche i tentativi di jailbreak) e allo stesso tempo riducendo il rischio di allucinazioni.
Nutanix e Pure Storage: storage server ad altissime prestazioni per i carichi di lavoro più gravosi
L’ultima novità che Nutanix ha svelato al .NEXT è una collaborazione potenziata con Pure Storage. L’hypervisor Nutanix AHV, insieme a Nutanix Flow per il networking virtuale e la sicurezza, sarà integrato con Pure Storage FlashArray tramite NVMe/TCP, offrendo così una soluzione adatta a gestire anche i workload ad alta intensità di dati, inclusi quelli legati all’intelligenza artificiale, che richiedono sistemi di storage ad elevatissime prestazioni.
Tre i vantaggi principali: prima di tutto, i clienti Nutanix possono ora accedere a una soluzione full stack a elevate prestazioni che include anche la parte storage. I clienti potranno anche contare su una maggiore sicurezza dei dati e robustezza dell’infrastruttura, grazie alla possibilità di orchestrazione del disaster recovery e alla micro-segmentatione Flow di Pure Storage. Infine, una maggiore versatilità e possibilità di scelta, anche per quanto riguarda lo storage.
Approfondiremo ulteriormente questo tema in un ulteriore articolo, che verrà pubblicato nei prossimi giorni su Edge9.
1 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoÈ notizia di una settimana fa che questi maledetti farabutti stanno mandando lettere a chi aveva acquistato la licenza perpetua intimando di disinstallare gli aggiornamenti che non correggono vulnerabilità con CVE score maggiore di 9.
L'UE dovrebbe fare qualcosa mettere delle regole a tutti i SAS perché mi sembra evidente che il mercato che si autoregola non sta funzionando.
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