Come cambieranno i DevOps nel 2020 secondo Akamai
di Alberto Falchi pubblicata il 19 Dicembre 2019, alle 17:21 nel canale CloudSecondo Sid Phadkar di Akamai le aziende le cercheranno ottimizzare ulteriormente il valore che i loro strumenti DevOps forniscono su larga scala, così da abbassare i costi e semplificare la gestione dei flussi di lavoro
A partire dal 2009, nel settore IT si è iniziato a diffondere un nuovo approccio allo sviluppo che negli anni ha acquisito sempre più importanza: il concetto di DevOps. Si tratta di un metodo di sviluppo software che prevede una stretta collaborazione fra i team di sviluppo e quelli che si occupano delle operation, così da accorciare i tempi di "rilascio" di nuove versioni. Non stiamo ovviamente parlando di software commerciali e delle relative patch, ma di applicazioni aziendali, costantemente aggiornate per supportare le esigenze delle organizzazioni.
Sposare il concetto di DevOps impone di fare affidamento sull'automazione e sulle tecnologie cloud, necessarie per coordinare i reparti interessati e permettere di mantenere il frequente ciclo di release quotidiane.
Akamai e i DevOps
Akamai è nota per offrire servizi CDN (Content Distribution Network) ad aziende del calibro di Facebook, RAI, Sky Italia e Mediaset. Buona parte dei suoi servizi è basata sulla Akamai Intelligent Platform, la piattaforma di cloud delivery più estesa al mondo pensata per integrarsi alla perfezione negli ambienti DevOps.
Il tema dei DevOps sarà sempre più rilevante nel 2020 e secondo Sid Phadkar, Senior Product Manager di Akamai, "le organizzazioni si concentreranno in modo significativo sull'analisi dei costi e cercheranno di sfruttare gli strumenti DevOps che forniscono un valore equivalente, ma riducono al minimo i costi su larga scala".
Questo è motivato dalle previsioni degli esperti di mercato, che per i prossimi 12-24 mesi prevedono una decisa flessione, se non proprio una recessione. Inevitabile che le aziende corrano ai ripari cercando di contenere i costi e allo stesso tempo mantenere inalterati i ritmi produttivi e di rilascio.
Il primo passo per tagliare le spese secondo Phadkar è quello di semplificare la gestione del ciclo di vita end-to-end delle app. Cosa significa? Allo stato attuale, i diversi team all'interno delle aziende si appoggiano a strumenti differenti, fatto che consente di avere flussi di lavoro personalizzati, ma aumenta la complessità e può conseguentemente ostacolare la produttività. Nel 2020 non diminuirà il numero di strumenti, ma i team DevOps punteranno l'attenzione sulle singole applicazioni che razionalizzano gli strumenti e i flussi di lavoro, così da ottenere rendere più agile e veloce lo sviluppo.
DevOps sempre più smart e sicuri
Le strategie DevOps sono strettamente legate al concetto di automazione e la necessità di ridurre i costi spingerà gli sviluppatori ad automatizzare ulteriormente, appoggiandosi anche all'intelligenza artificiale. "Gli sviluppatori utilizzeranno strumenti di data science per migliorare la previsione dei risultati delle applicazioni di progetto, attraverso i dati storici e la telemetria sui log dei repository, i risultati dei test, i carichi di lavoro dell'infrastruttura e altro ancora" - spiega Sid Phadkar - "Questo, unito a un sistema di alert più intelligente e a trigger più reattivi basati sugli eventi, guiderà flussi di lavoro di integrazione continua che porteranno a una maggiore produttività".
Sid prevede anche una maggiore attenzione agli aspetti relativi alla sicurezza informatica, in parte grazie alla spinta che arriva da normative come GDPR, PSD2 e i loro equivalenti statunitensi, oltre alle nuove leggi sulla privacy che entreranno in vigore prossimamente in altri paesi. Questo spingerà gli sviluppatori a integrare delle rigorose policy di sicurezza e di conformità direttamente all'interno delle applicazioni, incorporandole nei flussi di lavoro quotidiani.
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