Red Hat, il 5G, l'edge e l'evoluzione delle tecnologie: ne parliamo con Ian Hood

Red Hat, il 5G, l'edge e l'evoluzione delle tecnologie: ne parliamo con Ian Hood

Abbiamo parlato con Ian Hood, Chief Technologist di Red Hat, per capire quale ruolo stia svolgendo l'azienda nell'evoluzione delle telecomunicazioni e degli altri ambiti in cui opera

di pubblicata il , alle 12:01 nel canale Cloud
5GRed Hat
 

Abbiamo parlato con Ian Hood, Chief Strategist per Global Service Providers and Emerging Industries in Red Hat, sugli ultimi sviluppi nell'offerta della società per il mondo delle telecomunicazioni. Per quanto il nome Red Hat sia spesso ancora sinonimo di Linux nel mondo enterprise, questo non è l'unico ambito in cui l'azienda opera e quello delle telco è uno dei settori dove l'azienda sta investendo, anche in virtù della maggiore apertura derivata dall'avvento del 5G.

L'open source nel 5G: Red Hat nel mondo delle telco

Se già il 4G aveva portato a una maggiore apertura rispetto al passato, con standard più aperti e una maggiore interoperabilità tra le varie componenti, il 5G ha cambiato completamente lo scenario. Da un mondo in cui le apparecchiature di rete erano proprietarie e spesso non permettevano l'utilizzo di prodotti di marchi differenti, ora siamo passati a un mondo in cui gli standard sono stati resi aperti, le funzioni di rete sono state virtualizzate e le reti sono definite via software. Ciò ha aperto le porte all'ingresso di produttori più "tradizionali", come Red Hat, nel mondo prima chiuso delle reti.

"Abbiamo passato molto tempo per anni a sviluppare la parte IT di tutte le aziende, inclusi gli operatori di telecomunicazioni, occupandoci di Linux e così via. Ma negli ultimi cinque anni abbiamo passato il nostro tempo più che altro a lavorare sulla parte di rete, e in particolare sulle reti mobili, per rendere possibili le reti LTE così come altri servizi da costruire sopra OpenStack. In realtà, siamo probabilmente il produttore software leader nel mondo per questi servizi", ci dice Hood. "Abbiamo partnership con tutti i nomi principali: Ericsson, Nokia, Cisco e così via. Oggigiorno siamo ben addentro il mondo 5G. Consentiamo ai nostri clienti di creare reti 5G su larga scala sulla base costituita dalla piattaforma OpenShift, usando reti 5G native del cloud."

Per dare una misura di quanto Red Hat sia dentro il mondo del 5G, l'azienda ha recentemente annunciato di essere la realtà dietro la rete 5G di Verizon, il più grande operatore di telecomunicazioni degli Stati Uniti con la rete 5G più estesa. Le due aziende hanno tenuto sotto riserbo la collaborazione per diverso tempo, ma alla fine di giugno hanno deciso di dare l'annuncio e di svelare che è il software di Red Hat ad aver fatto funzionare la rete in questi anni.

"Il 2021 è però l'anno della RAN [Radio Access Network, NdR]. Abbiamo passato l'ultimo anno circa a lavorare perché sia possibile una RAN dal cloud sulla nostra piattaforma con le prestazioni e la latenza necessari, nonché tutti gli altri requisiti. L'abbiamo costruita cosicché sia possibile limitare l'overhead, perché [nelle installazioni] su larga scala ci sono migliaia se non milioni di dispositivi radio", ci dice Hood. "Però c'è un aspetto che è nei pensieri di tutti: ora che abbiamo costruito questa bellissima autostrada che è il 5G, come facciamo a farci dei soldi? Abbiamo passato molto tempo a rendere possibile quello che viene chiamato MAC dalle telco ed edge nell'industria, così che sia possibile creare casi d'uso per la manifattura, la sanità, l'agricoltura in quello che viene definito il bordo [o edge] delle reti."

Proprio questi nuovi casi d'uso resi possibili dal 5G portano, però, a nuove sfide che operatori, aziende e sviluppatori devono affrontare, in particolare per quanto riguarda la sicurezza. Red Hat fa affidamento non solo sulle tecnologie già sviluppate in passato, come SELinux, ma anche su nuovi approcci alla sicurezza. Hood ci spiega che "dato che ci stiamo spostando verso i container, abbiamo incluso una serie di misure per garantire l'isolamento e la separazione delle interfacce, ma dato che ci sono poi migliaia di immagini abbiamo istituito un sistema di scansione delle stesse. Il sistema è automatizzato a partire dagli stadi CI/CD, così che non ci siano utenti umani a interagire con le macchine e ad avviare o fermare applicazioni, farle passare per gli stadi di controllo di sicurezza e così via. Abbiamo anche integrato la gestione degli incidenti e degli eventi in questo processo. È un sistema completo. [...] È più importante rendere l'applicazione sicura rispetto al cercare di farlo dopo che è in produzione inserendo VPN, sistemi di cifratura delle comunicazioni e così via. Usare la cifratura in questo senso è un modo per proteggere il collegamento [tra l'utente e l'applicazione], ma non si protegge l'applicazione."

Per poter fornire tutti i nuovi servizi che il 5G promette di offrire serve, però, un cambiamento anche nel modo in cui vengono effettuate le operazioni. L'automazione è il principio cardine su cui poi si innesta il resto. "I nostri strumenti di automazione come Ansible permettono ai nostri clienti di rendere questi servizi operativi velocemente. L'elemento chiave per gli operatori affinché ottengano prestazioni, sicurezza e grande scala, è l'automazione, perché il fatto di usare numerose tecnologie di fornitori differenti porta la complessità a crescere. Abbiamo lavorato molto su quello che chiamiamo zero-touch provisioning [fornitura senza tocco], ovvero: immagina che si possano prendere migliaia, se non milioni, di dispositivi, spedirli in giro, montarli su una torre radio e connetterli, e quelli semplicemente funzionano. Nei nostri test siamo riusciti a completare l'intero processo di installazione in 20 minuti."

Ian Hood

L'obiettivo finale è quello di riuscire a portare nel mondo delle reti quello che è l'approccio CI/CD nel mondo del software. Lo sviluppo di applicazioni è stato un processo piuttosto lento fino a non molto tempo fa: si sviluppava codice, si arrivava ad accumulare un certo numero di novità dopo un periodo prestabilito e si effettuava un nuovo rilascio, con un'attesa tra una versione e l'altra che poteva essere anche di mesi. L'approccio CI/CD ha capovolto questo processo, portando a nuovi rilasci continui e costanti ogni volta che una nuova funzionalità veniva ritenuta pronta. Il mondo delle reti è ancora fermo al modello tradizionale, in cui cambiamenti alla configurazione richiedono tempi lunghi e hanno ben poca automazione.

L'intento di Red Hat è dunque quello di rendere la configurazione automatizzata e in grado di essere cambiata al volo, così da poter modificare costantemente le reti in modo da adattarle alle esigenze del momento. Red Hat ha riutilizzato per questo molti degli strumenti sviluppati per il mondo dello sviluppo del software, ma ha altresì collaborato con diversi partner nel mondo delle reti per adattarli a tale realtà.

Il 5G è rivoluzionario sotto più aspetti e proprio quello dell'apertura degli standard e dei protocolli è, tra tutti, probabilmente quello che porterà ai cambiamenti più grandi. La possibilità di usare strumenti per l'automazione cambia completamente i paradigmi seguiti fin qui e introduce un livello di flessibilità che prima non era semplicemente possibile.

Un modello diverso: come l'open source aiuta Red Hat

Abbiamo poi chiesto a Hood: il fatto di usare tecnologie e standard aperti dà un vantaggio a Red Hat? "Più un prodotto è aperto e più è possibile scorgere i problemi. Quando viene scoperta una falla, la sistemiamo tipicamente nel giro di ore, al massimo un giorno, non mesi. Red Hat e le altre società che lavorano nel mondo open source, assieme alla comunità, possono innovare mantenendo alto il livello di sicurezza." Ma non è tutto qui. L'uso dell'open source consente a Red Hat di lavorare a stretto contatto con la comunità e di sfruttarne anche le idee e gli sforzi, in un rapporto di collaborazione stretta.

"Un aspetto su cui stiamo lavorando è l'apertura dell'hardware così da renderlo non importante: deve comunque esserci, ma vogliamo rendere aperte le interfacce che stanno sotto Linux", dice Hood. "Il BIOS dei computer x86 è proprietario, ma questo è solo un esempio. Siamo partiti con i data center, siamo passati alle reti con il 5G e ora siamo nelle RAN. Il prossimo passo è rendere aperte tutte quelle tecnologie proprietarie nel campo dell'IoT, nei sensori, nei macchinari medicali e industriali: il loro software è in mano a chi li produce, quindi vogliamo aprire le interfacce in quei mercati. A quel punto potremmo integrare i dati provenienti da quei macchinari con l'IA, ottenere migliori prestazioni, maggiore qualità, maggiore sicurezza."

Hood ci dice poi che un elemento chiave è la neutralità di Red Hat, che lascia libera scelta ai suoi clienti rispetto all'hardware e alle applicazioni senza legarsi specificamente con alcuno.

Secondo Hood la progressiva apertura di tutti gli standard è una tendenza che pervade ogni settore, perché i vantaggi sono tali e tanti da imporre questo cambiamento. Oggi si parla delle tecnologie legate al 5G, con un abbassamento dei costi e un miglioramento dell'efficienza; domani si potrebbe parlare delle tecnologie medicali usate negli ospedali, così da rendere le analisi migliori e più veloci. Ci vorrà certamente del tempo perché ciò si avveri, ma la promessa di un futuro migliore è difficile da ignorare, qualunque sia la propria opinione della filosofia open source.

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