Linux
Rocky Linux, successore di CentOS, si prepara al lancio ufficiale
di Riccardo Robecchi pubblicata il 25 Gennaio 2021, alle 12:21 nel canale DeviceIl momento in cui Rocky Linux sarà lanciato si avvicina: gli sviluppatori prevedono che il varo sarà nel secondo trimestre, con la prima "release candidate" che sarà pubblicata entro il 31 marzo
29 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoMa grazie a Dio ci sono distro diverse!
Non vedo che fastidio ti dia la possibilità di scelta, sinceramente.
Se poi uno non vuole sbattersi per decidere, allora guarda te lo dico io quale provare: vai con Ubuntu e via.
A te piacerebbe se ci fosse solo un modello di auto acquistabile (anche se ci vogliono arrivare con l'elettrico)?
A me NO.
Non vedo che fastidio ti dia la possibilità di scelta, sinceramente.
Se poi uno non vuole sbattersi per decidere, allora guarda te lo dico io quale provare: vai con Ubuntu e via.
A te piacerebbe se ci fosse solo un modello di auto acquistabile (anche se ci vogliono arrivare con l'elettrico)?
A me NO.
500 distro che fanno la stessa cosa, più o meno bene, con la stessa architettura di base (linux), gli stessi programmi, gli stessi DE, gli stessi gestori di pacchetti e via dicendo.
La scelta è buona finché ha un senso ma così è solo spreco di risorse.
E sono tutti riconducibili a paure e fobie personali: la paura di sbagliare, essere giudicati, non essere all'altezza.
Io di fronte ad una nuova distro mi entusiasmo e vorrei scoprire quali vantaggi mi da, e trovo questo stimolante. Creo subito una macchina virtuale, scarico, installo e poi esploro.
Se mi trovo bene e vedo che da vantaggi tangibili, la adotto e modifico la mia vita in funzione delle nuove comodità e funzionalità ritrovate.
Tu invece provi fastidio e vorresti avere meno scelte possibili, perché?
Sembri mio nonno, lui accendeva la TV e lasciava sempre sul RAI 1.
Non ho mai capito se la sua fosse paura che si rompesse il telecomando, o incapacità, o magari disinteresse per il resto dei canali disponibili.
Di sicuro rimanere nell'area di comfort mostra paura di esplorare il mondo.
E lasciare che altri scelgano al posto nostro lasciandoci 1, 2, max 3 possibilità chiare, togliendoci lo stress e l'ansia che sopraggiunge nel dover scegliere noi.
Sempre più persone oggi non sono in grado di risolversi da soli i propri problemi decisionali ed esistenziali, cercando di demandarli ad altri.
P.S. Dimenticavo di dire che sto per laurearmi in psicologia.
complimenti, non è da tutti inventare un panegirico del genere su un commento di tre righe
il paragone non regge: una distro linux può essere modificata quanto si vuole, una scarpa, borsetta o automobile no.
OT: avere centinaia di beni e servizi differenti mi pare stia iniziando a essere sempre più insostenibile, specie da un punto di vista ambientale. Un po' di razionalizzazione non guasterebbe. Fine OT
La scelta è buona finché ha un senso ma così è solo spreco di risorse.
Questo è vero. Se si concentrassero le risorse su meno distro allora Linux migliorerebbe più velocemente.
Sicuramente è positivo avere più scelta ma reinventare la ruota 100 volte forse è troppo.
Le differenze più significative sono su aspetti che (ahimè ) la maggior parte delle aziende e degli operatori ignorano (o peggio disabilitano), un esempio su tutti è apparmour vs selinux.
Ho messo in rilievo la tua frase sopra per evidenziare anche il fatto che per un sistemista o esperto Linux la frammentazione non è un impedimento (proprio come dici tu) però per l'utente medio (che il 95% delle volte è un utonto o quasi) che installa una distro Linux per il suo desktop la grande frammentazione crea più di serio problema. Link simbolici diversi, file con nomi diversi etc. programmi che si installano in modo diverso, driver per stampanti, chiavette wi-fi che si installano in modo diverso da una distro all'altra con le "macumbe". Il sistemista ci sguazza allegramente mentre l'utonto si suicida.
IMHO quello server è un mondo diverso da quello desktop/portatile (client) anche se mi rendo conto che forse sto andando un po' OT parlando di mondo desktop/portatili.
Però i vari prodotti che tu hai elencato sono tutti compatibili tra loro. Per esempio non devo imparare a guidare in modo diverso se compro un'auto nuova di marca diversa. Le varie distro Linux invece non sono sempre perfettamente compatibili e questo allontana i produttori di hardware dal fare driver per Linux dato che devono supportare troppe distro cioè troppe varianti di Linux. Per esempio ho una stampante multifunzione Brother che supporta Linux ma le istruzioni per il driver non solo cambiano da una distro all'altra ma addirittura da una versione all'altra della stessa distro! E se hai un distro non elencata non è detto che funzioni...
Vero però ci sono anche dei contro. Ubuntu desktop per esempio l'ho trovata spesso troppo bacata. Del resto rilasciare versioni ogni 6 mesi testandole poco non è proprio il massimo...
Non vedo che fastidio ti dia la possibilità di scelta, sinceramente.
Se poi uno non vuole sbattersi per decidere, allora guarda te lo dico io quale provare: vai con Ubuntu e via.
A te piacerebbe se ci fosse solo un modello di auto acquistabile (anche se ci vogliono arrivare con l'elettrico)?
A me NO.
Come sopra. Le auto di varie marche sono tutte compatibili tra loro, non usano carburanti o elettricità diverse una dall'altra, né necessitano di patenti diverse e sono usabili anche da utonti.
Se invece la maggior scelta causa frammentazione e non perfetta compatibilità può essere un problema.
Poi ripeto, parlo soprattutto per il mondo client e utenti non esperti.
La scelta è buona finché ha un senso ma così è solo spreco di risorse.
500 modelli di auto che fanno la stessa cosa, più o meno bene, con la stessa architettura di base (motore a scoppio/elettrico), gli stessi colori, gli stessi cavalli, lo stesso design e via dicendo.
La scelta è buona finché ha un senso, ma così è solo uno spreco di risorse.
A parte gli scherzi, stai confondendo la possibilità di scelta dell'utente con una gestione manageriale ed un impegno di risorse che è evidentemente soggettivo per ognuno di coloro che offrono una distribuzione Linux.
In generale una distribuzione non fa nient'altro che fare questo: collezionare programmi che sono scritti da terzi (il famoso upstream), eventualmente patcharli e offrirli in versione binaria in maniera da restituire una esperienza più o meno coerente (cosa quest'ultima che non è sempre obiettivo di chi fa una nuova distribuzione).
Dopodiché non è vero che sono esattamente gli stessi programmi: dipende. Dal punto di vista teorico e anche pratico un kernel o un programma patchati non sono affatto "gli stessi", nel senso che non è ciò che ti fornisce l'upstream.
Ci sono distribuzioni che cercano di mantersi vicine a quanto hanno fatto gli sviluppatori (Slackware/Arch) e distribuzioni che invece patchano il codice come se non ci fosse un domani (Ubuntu/Fedora).
Quindi già questo aprirebbe tutto un discorso enorme. A questo aggiungiamoci che molte distro sono pre-confezionate per certi specifici scopi. Esistono distro pensate per NAS ad esempio, piuttosto che per fare musica, piuttosto che per fare dei server sicuri e via discorrendo.
Quella particolare distribuzione di binari è messa a disposizione perché gli utenti, soprattutto quelli meno esperti (o anche esperti che non vogliono perdere troppo tempo a compilarsi a mano i pacchetti) possano avere già un ambiente pronto all'uso.
Non è un caso se ad un neofita si può consigliare Ubuntu mentre magari ad un utente più scafato si consiglia Arch, piuttosto che Gentoo o Slackware.
Ergo, NON sono distro uguali e non sono pensate neanche per la stessa utenza.
La scelta è buona finché ha un senso, ma così è solo uno spreco di risorse.
A parte gli scherzi, stai confondendo la possibilità di scelta dell'utente con una gestione manageriale ed un impegno di risorse che è evidentemente soggettivo per ognuno di coloro che offrono una distribuzione Linux.
In generale una distribuzione non fa nient'altro che fare questo: collezionare programmi che sono scritti da terzi (il famoso upstream), eventualmente patcharli e offrirli in versione binaria in maniera da restituire una esperienza più o meno coerente (cosa quest'ultima che non è sempre obiettivo di chi fa una nuova distribuzione).
Dopodiché non è vero che sono esattamente gli stessi programmi: dipende. Dal punto di vista teorico e anche pratico un kernel o un programma patchati non sono affatto "gli stessi", nel senso che non è ciò che ti fornisce l'upstream.
Ci sono distribuzioni che cercano di mantersi vicine a quanto hanno fatto gli sviluppatori (Slackware/Arch) e distribuzioni che invece patchano il codice come se non ci fosse un domani (Ubuntu/Fedora).
Quindi già questo aprirebbe tutto un discorso enorme. A questo aggiungiamoci che molte distro sono pre-confezionate per certi specifici scopi. Esistono distro pensate per NAS ad esempio, piuttosto che per fare musica, piuttosto che per fare dei server sicuri e via discorrendo.
Quella particolare distribuzione di binari è messa a disposizione perché gli utenti, soprattutto quelli meno esperti (o anche esperti che non vogliono perdere troppo tempo a compilarsi a mano i pacchetti) possano avere già un ambiente pronto all'uso.
Non è un caso se ad un neofita si può consigliare Ubuntu mentre magari ad un utente più scafato si consiglia Arch, piuttosto che Gentoo o Slackware.
Ergo, NON sono distro uguali e non sono pensate neanche per la stessa utenza.
infatti nessuno dice che ne basti una, ma come al solito la virtù sta nel mezzo. L'idea potrebbe essere quella di tagliare tutte le derivate inutili o senza uno scopo preciso, o che magari non sono altro che la distro madre con un tema diverso e poco altro. Mi viene in mente tutte varianti di ubuntu, per dirne una. Già così facendo ne toglieresti almeno la metà, senza impoverire la scelta e anzi, razionalizzandola
E' un modello che ha i suoi pro ed i suoi contro:
- favorisce la competizione ed il miglioramento continuo
- ma soffre di una vera e propria standardizzazione: le distro sono tutte simili ma tutte diverse.
Comunque non sono 500; quelle "industrial grade" sono:
- redhat e derivate (fedora / oracle unbreakable / centos)
- debian / ubuntu (anche se poi si stanno differenziando sempre più
- suse
Ce ne sono altre (mint, arch, gentoo... ) ma sono meno usate in ambito professionale. Non che siano meno valide, ma alla fine l'industria si è specializzata sulle prime.
Comunque va menzionato systemd, che sta portando una riunificazione e standardizzazione di tante strutture che prima erano sotto diverse cappelle (lancio dei servizi, loggin, networking...). Ad alcuni puristi questa "standardizzazione" non piace (vedi i vari flame che ci girano attorno).
Inoltre sto notando che Yocto linux, sta godendo di una certa popolarità per le soluzioni "embedded"..
E poi come faremmo senza le "distro wars" ? :-)
Sicuramente è positivo avere più scelta ma reinventare la ruota 100 volte forse è troppo.
Non sono d'accordo. Avere a disposizione più approcci allo stesso problema non permette solo all'utente di scegliere quello più adatto a lui, ma anche a chi sviluppa a capire quali sono gli approcci più efficienti.
Ad esempio: è più efficiente mantenere distro fatte con pochissime modifiche al codice upstream o quelle che patchano pesantemente il codice upstream?
Ad esempio Slackware da quello che mi hanno detto viene mantenuta praticamente da una sola persona, più il supporto della community naturalmente.
Certo è un delirio utilizzarla perché non si può neanche dire che abbia un "package manager"
IMHO quello server è un mondo diverso da quello desktop/portatile (client) anche se mi rendo conto che forse sto andando un po' OT parlando di mondo desktop/portatili.
L'utonto deve usare solo 1 distro, per definizione di "utonto". Gli dai Ubuntu e fine, se non gli piace gli fai provare altro ma una volta scelta la distro che gli piace usa quella.
...
Vero però ci sono anche dei contro. Ubuntu desktop per esempio l'ho trovata spesso troppo bacata. Del resto rilasciare versioni ogni 6 mesi testandole poco non è proprio il massimo...
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Come sopra. Le auto di varie marche sono tutte compatibili tra loro, non usano carburanti o elettricità diverse una dall'altra, né necessitano di patenti diverse e sono usabili anche da utonti.
Se invece la maggior scelta causa frammentazione e non perfetta compatibilità può essere un problema.
Poi ripeto, parlo soprattutto per il mondo client e utenti non esperti.
Il problema dei driver è molto spesso legato al kernel in uso, specialmente se parliamo di driver chiusi e/o proprietari, naturalmente.
Anche qui ci sono distro che patchano pesantemente il kernel (penso ad Ubuntu o Fedora).
Ci sono voluti anni per avere una versione Linux "vanilla" che facesse il boot di Android senza patch esterne.
Tutti i produttori di cellulari Android ad esempio usano versioni kernel vecchie (che sono più o meno costretti a tenere aggiornati "manualmente", senza sfruttare la community e gli stessi mantainers del kernel.
Un vendor che vuole tutelare la sua proprietà intellettuale potrebbe scrivere driver per avere come target le versioni "vanilla" (ovvero quelle di kernel.org) possibilmente supportando almeno le ultime 2 LTS (Long Term Support) + la versione mainline.
Chiaro che la cosa ottimale sarebbe rilasciare open o addirittura integrare il tutto dentro il kernel (come fanno molti, ad esempio Intel).
PS: per le stampanti il discorso è diverso perché i driver sono in user space e sono gestiti da CUPS, che oggettivamente è un mezzo obbrobrio.
Ad esempio: è più efficiente mantenere distro fatte con pochissime modifiche al codice upstream o quelle che patchano pesantemente il codice upstream?
Sì, d'accordo. Ma di distro Linux ce ne sono centinaia e non decine. Forse ci vorrebbe un miglior compromesso tra scelta e dispersione di risorse? Boh...
Sì ma il problema si pone quando l'utonto dovrà in futuro modificare qualcosa. Per esempio aggiungere qualche periferica esterna o installare programmi particolari. Le istruzioni cambiano da una distro all'altra causa frammentazione obbligando a volte a smanettare. Niente di problematico per un utente esperto ma non alla portata dell'utonto.
Oppure quando l'utonto dovrà upgradare la distro a una versione successiva perché certi pacchetti di librerie sono troppo vecchi e l'ultima versione del suo programma preferito non si installa. Se tutto andrà bene le periferiche continueranno a funzionare ma non è detto perché a volte si rompe la compatibilità anche solo con la versione successiva della distro.
Anche qui ci sono distro che patchano pesantemente il kernel (penso ad Ubuntu o Fedora).
Ci sono voluti anni per avere una versione Linux "vanilla" che facesse il boot di Android senza patch esterne.
Tutti i produttori di cellulari Android ad esempio usano versioni kernel vecchie (che sono più o meno costretti a tenere aggiornati "manualmente", senza sfruttare la community e gli stessi mantainers del kernel.
Un vendor che vuole tutelare la sua proprietà intellettuale potrebbe scrivere driver per avere come target le versioni "vanilla" (ovvero quelle di kernel.org) possibilmente supportando almeno le ultime 2 LTS (Long Term Support) + la versione mainline.
Chiaro che la cosa ottimale sarebbe rilasciare open o addirittura integrare il tutto dentro il kernel (come fanno molti, ad esempio Intel).
PS: per le stampanti il discorso è diverso perché i driver sono in user space e sono gestiti da CUPS, che oggettivamente è un mezzo obbrobrio.
E' proprio questo il problema: troppe variazioni nel codice Linux che a volte rompono la compatibilità. Mi è capitato di driver per lo stesso hardware che per funzionare su una distro dovevi aggiungere un link simbolico, su un'altra distro dovevi modificare un file di configurazione, in un altro il nome del file era stato modificato e non si trovava etc. E non solo stampanti ma anche chiavette wifi etc.
Oppure un driver o un programma che funzionava in una versione di Ubuntu ma non in quella successiva uscita 6 o 12 mesi dopo...
IMHO ci vorrebbe una maggior standardizzazione pur lasciando la libertà di scelta. Un po' come nell'hardware dove posso usare scheda madre, scheda video, ram, ssd, alimentatori etc. di marche tutte diverse perché tanto tutte rispettano lo stesso standard e sono intercambiabili perché tutti usano gli stessi connettori, protocolli, voltaggi etc. Nessuno si sogna di fare di testa sua. Anche se non so se questo modello si possa applicare anche al sw.
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