Toshiba
Toshiba, un danno storico in soli 0,07 secondi
di Alessandro Bordin pubblicata il 10 Dicembre 2010, alle 15:38 nel canale Device
0,07 secondi: tanto è bastato a mandare in fumo il 20% della produzione di chip NAND Flash di Toshiba per il periodo di gennaio e febbraio
93 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoUna fabbrica e` almeno alimentata in media tensione (5-15kV), ma se e` grande possono anche avere direttamente l'alta tensione (132kV la piu` plausibile). Si parla di MEGAWATT di potenza impegnata...
Avendo un allacciamento all'alta/media tensione avranno avuto la loro centrale di trasformazione privata (ce l'ha la sede di ingegneria a firenze, vuoi che non l'abbiano alla toshiba?), e fanno affidamento che [U]non esistano sbalzi di tensione[/U], dato che la potenza della rete e` per definizione infinita (a meno di black-out nazionali).
Gruppo di continuita` per i macchinari non esiste, di batterie al piombo (unica alternativa per uso aziendale) a 24v ce ne vorrebbero TONNELLATE, quindi al max avevano coperte le luci di emergenza e qualche macchinario critico, ma non di sicuro il sistema di sottovuoto per controllare l'atmosfera nei laboratori....
Inoltre:
Qualcuno di voi ha idea di quanto sia grande un diesel da 1mw? Per accenderlo e mandarlo in sincrono con la frequenza di rete ci vogliono almeno 5 secondi.
Ecco appunto. A leggere alcuni commenti sembra che alla toshiba avevano un gruppo di continuità tipo quello del mio pc! Probabilmente la fabbrica consuma qulache MW di potenza quindi dire gruppo di continuità in questo caso equivale a dire centrale elettrica!
vi ricorda nulla? si blocco' tutt'italia
http://www.repubblica.it/2003/i/sez...lackitalia.html
Se la corrente viene a mancare si inserisce il sistema ausiliario che è perfettamente in fase con la fornitura principale e si ha il tempo di avviare una procedura d'arresto; in questo modo non si hanno grandissime perdite.
Se invece avviene una forte oscillazione la situazione cambia radicalmente. In caso di sbalzo deve intervenire un circuito raddrizzatore e uno compensatore per far si che al sistema a monte non arrivino né una corrente troppo bassa né una troppo alta. I tempi di reazione di tali sistemi devono essere RAPIDISSIMI, sia in fase di avvio che in fase di arresto, e per garantire tali tempistiche ci sono dei valori limite di compensazione (limiti di sovratensione e sottotensione).
Se la fluttuazione è fuori questi valori lo sfasamento si trasmette al sistema... e i danni per catene del genere sono catastrofici.
Come ha già detto qualcuno, per noi 0.07 secondi neanche sono percepibili; per i laser impiegati nei processi produttivi a nanometri, invece, sono una quantità significativa!
Poi, qualcuno di voi ha mai lavorato su sistemi di "disaster recovery" o di emergenza in generale, per sistemi medio-grandi? Se sì, sapete che senza testarli non saprai mai se funzionano. Testarli vuol dire bloccare l'attività produttiva ($$$ persi!) e scoprire che il sistema che hai in piedi (e per cui hai speso un botto) non regge. I manager valutano pro e contro... e decidono che incrociare le dita è la soluzione con rapporto costi/benefici milgiore
2° potrebbe essere che il ciclo produttivo dei chip non è "qualche giorno" ma "qualche mese"
è di 70 ore circa il ciclo per produrre il "pane" di silicio monocristallino.
il resto sarà anche di più ma avrà varie fasi e non penso che butti via tutto...
Non è possibile provvedere ad un impianto di "riserva" ed è per questo che si stipulano assicurazioni con la compagnia elettrica che in questi casi "paga" sempre più del danno reale.
In caso di salto della corrente e blocco (da verificare) dei macchinari non è automaticamente stabilito che i wafer si debbano buttare. Molti processi si possono recuperare (e quelli non recuperabili vanno nel conto della compagnia elettrica di cui sopra). Si mettono in linea molti più wafer del necessario proprio per evitare situazioni simili.
Nel caso del black out di qualche anno fa la STM (per citarne una) rimase "al buio" per quasi un giorno intero e non mi pare che sia andata in fallimento (che non vuol dire che non abbia avuto un danno).
E comunque questi "spikes" sono frequenti soprattutto in zone di frequenti temporali.
Si esistono ma non per quel genere di assorbimenti.
Ad esempio un datacenter grande (quindi non una fabbrica!!!) consuma attorno ai 2MW; fra la centrale elettrica (cabina di trasformazione, ecc, ecc) e i server ci sono le batterie che servono anche per stabilizzare la tensione ed evitare "buchi" di millisecondi.
In parallelo al distributore di energia (enel, aem, ecc, ecc) ci sono uno o più motori diesel che partono quando c'è un distacco e che ci mettono secondi a partire, secondi a mettersi in fase; per tutto questo tempo l'intero parco macchine è tenuto in piedi dalle SOLE batterie.
Un motore da 2MW è grande quanto un container e pesa circa 30tonnellate; ovviamente devi ridondare anche i motori quindi averne almeno due.
Le batterie per mantenere tutto in piedi per una decina di minuti (sempre assumendo un datacenter grande) occuperanno almeno 80-100mq.
Ora una fabbrica di quel tipo non ho idea di quanto consumi ma sono sicuro che i miei 2MW di esempio li devi moltiplicare almeno per 30-50 volte !!!
Ergo avranno ridondato sicuramente le cabine di trasformazione, le linee di distribuzione, i punti di ingresso in fabbrica, tutta la parte impiantistica ma gruppi per quei consumi non credo che esistano.
Bye
/Matteo
EDIT: questo è quello più grande a catalogo di Caterpillar http://www.cat.com/cda/files/1214302/7/LEHE0206-00.pdf
Non tutti i wafer in lavorazione andranno pero' persi. Sicuramente molti di questi wafer saranno non conformi e probabilmente non vendibili. Altri saranno "recuperabili" senza alcuna perdita.
Il 20% della produzione mi sembra un pochino esagerato, ma per una produzione consolidata ci potrebbe anche stare.
poveri loro se è cosi..
prenderanno a katanate il gestore di elettricità locale..
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