Fattura elettronica: l’Italia punta a estendere l’obbligo sino al 2024 e a includere anche i forfettari
di Alberto Falchi pubblicata il 19 Aprile 2021, alle 16:01 nel canale InnovazioneIl 31 dicembre scadono gli accordi europei sull’obbligo di emettere fattura elettronica. Il Governo sta discutendo con l’UE per estenderlo di altri tre anni, includendo anche categorie oggi escluse, come i forfettari
L’esperimento della fattura elettronica, una misura concepita per garantire maggiore trasparenza e ridurre l’evasione fiscale, ha dato risultati positivi, sia dal punto di vista fiscale, con un aumento del gettito quantificabile in circa 3.5 miliardi di euro, sia sul fronte della digitalizzazione, dato che le aziende che l’hanno adottata hanno avuto uno stimolo per migliorare i loro processi attraverso il digitale. Il 31 dicembre 2021, però, è in scadenza l’accordo con l’UE che consentiva all’Italia di imporre l’obbligo ai soggetti passivi (e nemmeno tutti, come vedremo) e il Governo sta lavorando con la Commissione Europea per estenderlo per altri tre anni, arrivando a includere anche chi oggi è esentato, come chi opera nel regime forfettario.
Fattura elettronica: come funziona in Europa
L’obbligo di fatturazione elettronica è stato introdotto in Italia dal 2014 per tutte le fatture verso la Pubblica Amministrazione e dal 2019 è stato esteso a tutte le società private, fatte alcune eccezioni, come per esempio chi aderisce al regime forfettario. La situazione in Europa, però, non è omogenea, e ogni paese ha adottato soluzioni differenti, in attesa di una normativa comune a tutta l’area UE. Sotto questo profilo, l’apripista è stato il Portogallo, che già dal 2012 ha imposto questo strumento su tutte le operazioni, ma nella maggior parte dei casi, i Paesi non stanno premendo per introdurre l’obbligatorietà, tanto che nella maggior parte dei casi – ad esempio in Francia – è necessaria solamente per le operazioni con la Pubblica Amministrazione.
Imporne l’adozione non è una cosa semplice e scontata come sembra, dal momento che per estenderne ulteriormente l’obbligatorietà è necessario chiedere l’autorizzazione all’UE. Nel caso del nostro paese, è stata concessa per tre anni, e scadrà nel dicembre 2021, ma le istituzioni stanno lavorando con la Commissione per estenderne l’obbligo almeno sino al 2024, andando a coinvolgere anche chi oggi non è tenuto a emetterle. È il caso di chi aderisce al regime forfettario (circa 1.8 milioni di partite IVA), che può scegliere se adottarla o rimanere legato alle tradizionali fatture cartacee senza ricorrere in sanzioni. Anche se non è un’imposizione, queste categorie hanno in ogni caso dei vantaggi se scelgono di passare alla fatturazione elettronica, come la riduzione di un anno del periodo che l’Agenzia delle Entrate ha a disposizione per gli accertamenti fiscali.
Fattura elettronica: la Corte dei Conti preme per estendere l'obbligo
Secondo la Corte dei Conti bisogna ragionare sul “superamento della facoltatività della fatturazione elettronica per i contribuenti che si avvalgono del c.d. regime forfetario, acquisendo il necessario assenso della Commissione UE. Ciò in considerazione del rilievo che assume, per il corretto funzionamento dell’intero sistema, la conoscenza completa degli scambi intercorsi tra tutti gli operatori economici e tenuto conto che le ragioni che hanno indotto a rendere solo facoltativo l’adempimento (art. 1, comma 692, della legge n. 160/2019) possono ritenersi ormai superate, dato il livello di semplificazione operativa raggiunto dalle attuali tecnologie disponibili sul mercato”.
In parole più semplici, si può dire che gli attuali strumenti per la fatturazione elettronica sono tanto semplici da usare che non possono più rappresentare uno scoglio all’estensione dell’adozione. Non è infatti un caso che sono parecchie le imprese e o professionisti che pur operando in regime forfettario hanno deciso di sposare la fatturazione elettronica, come spiega la stessa Corte dei Conti: “Ciò, d’altra parte, trova riscontro nel significativo numero di operatori che, pur rientrando nel regime forfetario, hanno emesso e ricevuto già nel 2019 fatture elettroniche attraverso il Sistema d’Interscambio a conferma della semplicità di gestione del processo e dei vantaggi, in termini di semplificazione amministrativa, che lo stesso comporta. Non va trascurato, inoltre, che un passaggio generalizzato alla fatturazione elettronica consentirebbe di gestire completamente in via informatizzata i processi di registrazione, liquidazione e dichiarazione IVA e permetterebbe all’Amministrazione fiscale di erogare i servizi di precompilazione delle dichiarazioni con il massimo dei benefici proprio nei confronti degli operatori in regime forfettario”.
Riassumendo, insomma, l’esperimento della fattura elettronica ha portato a risultati positivi in termini di entrare per lo stato - 3.5 miliardi di maggiore gettito e il recupero di 2 miliardi di IVA – e non ha mostrato alcuna criticità dal punto di vista tecnico e procedurale. Anzi: è stata riscontrato un buon tasso di adozione anche da chi era esentato dall’obbligo. Perché, quindi, non estenderla temporalmente e allo stesso tempo ampliare la platea? Lo scoglio arriva dalle normative: serve prima di tutto l’OK dell’Unione Europea, che al momento ha concesso all’Italia una deroga agli articoli 208 e 232 della direttiva 200/112/Ce, che impongono equità di trattamento fra fatture elettroniche e cartacee. Il Governo italiano dovrà insomma far estendere ulteriormente questa deroga o convincere l’UE a ripensare la norma e – di conseguenza – a imporre l’obbligo di fattura elettronica al posto di quella tradizionale. Bisogna poi risolvere la questione della privacy, dato che alcuni aspetti ancora non convincono a pieno il Garante.
Fattura elettronica e privacy: i dubbi del garante
Lo scoglio principale a ben vedere non è l’UE, con la quale probabilmente si riuscirà a trovare un accordo, ma il Garante della Privacy. Quest’ultimo ha infatti fatto notare che non è l’impianto della fatturazione elettronica in sé il problema, ma la conservazione dei dati delle fatture da parte dell’Agenzia delle Entrate per ben 8 anni, che rischia di non tutelare la privacy di chi emette e riceve fatture.
“Molti di questi dati - quali ad esempio quelli contenuti negli allegati delle fatture - non rilevano a fini fiscali e possono invece rivelare dati di natura sanitaria o la sottoposizione dell’interessato a procedimenti penali, come nel caso di fatture per prestazioni in ambito forense o ancora specifiche informazioni su merci o servizi acquistati. La memorizzazione, a prescindere dall’eventuale utilizzo, delle fatture nella loro integralità comporta dunque l’acquisizione massiva di una mole rilevantissima dei dati contenuti nei circa 2 miliardi di fatture emesse annualmente, inerenti tra l’altro i rapporti fra cedente, cessionario ed eventuali terzi, fidelizzazioni, abitudini e tipologie di consumo, regolarità dei pagamenti, appartenenza dell’utente a particolari categorie”, si legge in una nota pubblicata sul sito del Garante. “Tale estensione del novero dei dati trattati dall’amministrazione fiscale contrasta con il principio di proporzionalità su ci si basano l’ordinamento interno ed europeo, ingolfa le banche dati dell’Agenzia delle Entrate rendendole più vulnerabili, perché estese e interconnesse in misura tale da divenire assai più difficilmente presidiabili, e configura un sistema di controllo irragionevolmente pervasivo della vita privata di tutti i contribuenti, senza peraltro migliorare il doveroso contrasto dell’evasione fiscale”.
Qualcuno potrebbe obiettare che già oggi le aziende sono obbligate a conservare le proprie fatture, ma un conto è chiedere di mostrarle per accertamenti, un altro è metterle interamente e costantemente a disposizione dell’Agenzia delle Entrate, considerato soprattutto che non contengono solamente le informazioni fiscali ma anche una quantità enorme di dati personali aggiuntivi.
11 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - info“Molti di questi dati - quali ad esempio quelli contenuti negli allegati delle fatture - non rilevano a fini fiscali e possono invece rivelare dati di natura sanitaria o la sottoposizione dell’interessato a procedimenti penali, come nel caso di fatture per prestazioni in ambito forense o ancora specifiche informazioni su merci o servizi acquistati.
Tecnicamente pure la ragione sociale dell'azienda che emette la fattura puo' essere foriera di contenere dati sensibili...
Ad esempio, una fattura alla "CateringPerMatrimoni S.p.A." seguita 3 mesi dopo da fatture mensili a "VideoPerAdulti S.r.l." e dopo alcuni mesi da una fattura a "StudioLegale"...
Molto più comodo, molto più facile da ritrovare anche a distanza di tempo e si risparmierebbe anche tonnellate di carta e carta chimica.
Se fai 30/40 fatture l'anno o le fai veramente grandi e quindi rottura o meno te lo puoi ampiamente permettere oppure stai lavorando per la gloria e se lavori per la gloria ti puoi comunque permettere di fare anche la fatturazione digitale.
Ogni volta che vado dal dentista ancora fa la ricevuta con la marca da bollo roba ottocentesca ma per favore.
Se per ipotesi l'accordo non venisse esteso e la FE diventasse non obbligatoria, che potrebbe succedere? Tanto lavoro per nulla?
Inoltre, anche se c'è un accordo europeo, immagino che ogni paese abbia il proprio tracciato per lo scambio dati...
Molto più comodo, molto più facile da ritrovare anche a distanza di tempo e si risparmierebbe anche tonnellate di carta e carta chimica.
Esatto. Qui in Spagna diversi esercenti mi mandano la ricevuta o fattura via email ed è decisamente più comodo. Inoltre in questo modo se vuoi effettuare un cambio non hai il problema di conservare lo scontrino etc. Le fatture del dentista sono già tracciate tramite la tessera sanitaria e me le sono ritrovate nei moduli di "hacienda" per il pagamento delle tasse. Un altro pianeta.
Non so cosa stia aspettando l'Italia.
Non so cosa stia aspettando l'Italia.
Guarda la risposta è banale...
L'Italia aspetta perché il dentista le fatture le fa a me perché lo pago con carta di credito e ho l'assicurazione sanitaria altrimenti farebbe se va bene il 10% fatturato e cash il resto.
Più vai nel piccolo e più il nero diventa preponderante e ogni volta che gli dici pago con carta o bonifico ti guardano come se gli avessi insultato la mamma.
Figurati che anni fa uno che fa la revisione alla caldaia siccome gli dissi che io pago solo con bonifico o carta mi disse chiaro e tondo che preferiva che cambiassi manutentore.
Purtroppo in Italia una classe politica che non ha mai avuto il coraggio di combattere realmente il nero ha portato a un bacino immenso di voti di gente che ormai vive di sussidi e nero e quindi nessun politico vuole metterseli troppo contro.
Piano piano qualcosa si muove perché il resto del mondo ci obbliga ma tutto procede a rilento per i soliti interessi.
L'Italia aspetta perché il dentista le fatture le fa a me perché lo pago con carta di credito e ho l'assicurazione sanitaria altrimenti farebbe se va bene il 10% fatturato e cash il resto.
Più vai nel piccolo e più il nero diventa preponderante e ogni volta che gli dici pago con carta o bonifico ti guardano come se gli avessi insultato la mamma.
Figurati che anni fa uno che fa la revisione alla caldaia siccome gli dissi che io pago solo con bonifico o carta mi disse chiaro e tondo che preferiva che cambiassi manutentore.
Purtroppo in Italia una classe politica che non ha mai avuto il coraggio di combattere realmente il nero ha portato a un bacino immenso di voti di gente che ormai vive di sussidi e nero e quindi nessun politico vuole metterseli troppo contro.
Piano piano qualcosa si muove perché il resto del mondo ci obbliga ma tutto procede a rilento per i soliti interessi.
GLi stessi che piangono perchè dichiarano 10k euro all'anno e poi non gli toccano i sussidi!
Piano piano qualcosa si muove perché il resto del mondo ci obbliga ma tutto procede a rilento per i soliti interessi.
Molti di quella classe politica hanno parenti più o meno stretti (se non loro stessi) liberi professionisti e che probabilmente si avvantaggiano della possibilità di fare nero. Chiaro che non siano incentivati i pagamenti digitali...
Poi ci mettiamo anche noi, che preferiamo il 10% di sconto, invece che il fornitore del servizio paghi le dovute tasse. (tra l'altro sulle spese mediche ci sarebbe anche lo scarico dell'IVA dal 730, quindi conviene farsi fare fattura piena ugualmente, in quel caso!).
A sostegno della tua esperienza, riporto anche la mia: per un piccolo intervento di ristrutturazione (circa 8000€), due aziende di muratori si son rifiutate di venire ad effettuare il lavoro a causa della necessità di fattura per poter usufruire del bonus al 50%. Per fortuna siamo stati fortunati con la terza...!
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