Il lavoro agile è ora un diritto riconosciuto dalla legge. Almeno sino alla fine dell'emergenza
di Alberto Falchi pubblicata il 31 Luglio 2020, alle 12:01 nel canale InnovazioneIl decreto bilancio riconosce il diritto allo smart working, per lo meno sino alla fine dello stato di emergenza, che terminerà il 15 ottobre. I datori di lavoro pubblici possono applicarlo ai rapporti di lavoro subordinato sino a fine anno
Se prima la legge era un ostacolo burocratico all'attivazione di politiche di lavoro agile, con la pandemia le cose sono cambiate rapidamente e ora il diritto allo smart working agevolato anche ai cosiddetti "lavoratori fragili", cioè quelle persone che per età o motivi di salute sono più esposti ai rischi del Covid-19. Questo però non significa che da domani potremmo tutti lavorare da casa, anzi.
Decreto Rilancio e lavoro agile: ecco cosa cambia
A ben vedere, non cambia moltissimo. Durante l'emergenza sanitaria erano semplicemente state semplificate e ammorbidite le procedure burocratiche per attivare modalità di lavoro agile: se in precedenza era necessario un accordo fra datore di lavoro e dipendente, che definisse con precisione la durata, i tempi di riposo, il diritto alla disconnessione e anche le condotte sanzionabili, con il lockdown i lavoratori hanno avuto il diritto di poter ottenere lo smart working anche in assenza di accordi specifici, anche utilizzando i loro dispositivi personali. Questo però sotto precise condizioni: bisogna avere almeno un figlio sotto i 14 anni e la norma è applicabile solo se nel nucleo familiare non c’è un altro genitore non lavoratore o beneficiario di strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa.
Il Decreto Rilancio fondamentalmente estende questa possibilità sino alla fine dello stato di emergenza, cioè il 15 ottobre.
Diversa la situazione per i dipendenti pubblici che, se svolgono ruoli compatibili con modalità di lavoro agili, possono lavorare da remoto sino al 31 dicembre. Non proprio tutti, dato che il decreto indica che nel caso delle PA queste modalità potranno essere applicate al 50% del personale.
Cosa succederà il 15 ottobre?
Ora che la "semplificazione" delle modalità di lavoro agili è stata estesa sino al 15 ottobre, c'è da sperare che questi mesi vengano utilizzati per modificare alcune delle norme che regolano i rapporti di lavoro, così da semplificare la diffusione di modalità di lavoro agili anche in condizioni di "normalità". Prima della pandemia, a frenare la diffusione dello smart working in Italia, oltre alla mentalità, c'erano anche una serie di complicazioni burocratiche che ora, si spera, possano venire superate. L'opinione comune fra gli addetti del settore è che da questa situazione non si torni indietro: ora che le persone hanno sperimentato nuovi modi di lavorare, hanno iniziato a comprenderne i vantaggi. Certo, c'è da dire che nella maggior parte dei casi si è trattato di lavoro da remoto, non certo di vero smart working, che prevede una certa libertà di orario e un cambio di mentalità importante: le aziende devono iniziare a ragionare per obiettivi, e non per orario, per poter applicare con successo questo approccio.
5 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoinsomma una latrina umana.
stai a casa e devi essere produttivo come sul posto di lavoro...
poco importa se non hai una connessione stabile, se sul cel hai finito i giga, se ti si pianta il portatile (personale), se su questo transitano dati aziendali sensibili, se non hai aggiornato l'antivirus e succede un macello... una mia amica ha rischiato il posto di lavoro per una mail non inviata, le ho consigliato di "difendersi" con la suddetta lista di "problemini"...
Se lavori per l'azienda sarà l'azienda a darti un computer adeguatamente configurato e con tanto di VPN...
Quando vai al lavoro in ufficio il computer te lo danno loro ?
Stessa cosa quando lavori da casa !
Ad alcuni, più fortunati, gli rimborsano anche la connessione.
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