La virtualizzazione fa bene al pianeta: l'adozione di VMware ha evitato l'immissione di oltre 600 milioni di tonnellate di CO2

L'impatto della tecnologia sull'ambiente non è certo trascurabile. Da un lato la possibilità di comunicare a distanza e poter scambiare immense quantità di dati in maniera digitale elimina la necessità di spostamenti, dall'altro le emissioni dei data center non sono trascurabili, tanto che incidono per il 2% sulle emissioni mondiali di gas a effetto serra. 

Una percentuale che, senza l'adozione massiccia della virtualizzazione, potrebbe essere ben più elevata. Virtualizzando i server è possibile contenere il numero di macchine "fisiche" necessarie ed incrementare l'efficienza delle risorse IT. Le stime fornite da VMware indicano che virtualizzare un singolo server equivale a ridurre di 4 tonnellate l'emissione di CO2 annuale. Partendo da questo dato, VMware ha stimato di aver fatto risparmiare un totale di 664 milioni di tonnellate di anidride carbonica dal 2003 oggi. L'equivalente di quanto emesso ogni anno da Francia, Spagna e Germania combinate. 

La missione "green" di VMware

VMware lavora da tempo per rendere più eco-sostenibili le sue attività e a partire dal 2015 ha definito una roadmap che elenca i suoi obiettivi ambientali. Una roadmap che non solo è riuscita a rispettare, talvolta anticipando anche i tempi. La carbon neutrality (cioè l'impatto zero sul carbonio) è stata raggiunta con due anni di anticipo e ora tutte le attività dell'azienda sono alimentate da sole energie rinnovabili. 

Il percorso non è finito e il prossimo anno l'azienda annuncerà gli obiettivi scientifici e le collaborazioni che ha intenzione di mettere in atto per raggiungere i traguardi ambientali che si è posta per il 2030.