Smart working: la sfida è tutta culturale
di Alberto Falchi pubblicata il 05 Giugno 2020, alle 17:01 nel canale InnovazioneDurante il webinar SMART WORKING: TECNOLOGIE, ORGANIZZAZIONE, RISORSE UMANE dirigenti di importanti aziende hanno fatto il punto sulla situazione dello smart working in Italia. La tecnologia è matura, ma la mentalità deve cambiare
Nel corso del webinar SMART WORKING: TECNOLOGIE, ORGANIZZAZIONE, RISORSE UMANE, The Innovation Group ha realizzato un sondaggio per comprendere come le aziende italiane hanno affrontato la sfida e, a più di due mesi dallo scoppio dell'emergenza, come pensano di gestire il graduale ritorno alla normalità.
Il primo dato che spicca è che lo smart working è qui per restare: metà delle aziende interpellate avevano già attivato politiche di lavoro remoto prima dell'emergenza COVID-19, mentre la stragrande maggioranza delle rimanenti le ha adottate proprio in occasione del lockdown. Il rimanente 3% non ha ancora attivato queste politiche sul posto di lavoro, anche se due su tre prevedono di farlo. Per il 47% del campione, in ogni caso, attivare modalità di lavoro da remoto è una delle principali priorità per il 2020, insieme all'aumento dell'efficienza e un maggior utilizzo del digitale in azienda.
Va però anche sottolineato un aspetto da non trascurare: solo un'azienda su tre ha esteso il lavoro da remoto a tutta la forza lavoro e, nella maggior parte dei casi, lo smart working non ricopre il 100% dell'orario lavorativo, ma solo una parte. Una situazione probabilmente destinata a cambiare nel breve termine: il 65% del campione ha dichiarato di voler incrementare il ricorso allo smart working una volta terminata l'emergenza, e solamente il 6% lo esclude a priori.
Lavoro agile: il punto di vista di Tito Boeri
Al webinar è intervenuto anche Tito Boeri, Economista e Professore Ordinario dell'Università Bocconi, che sino a febbraio 2019 è stato anche Presidente dell'INPS. Boeri ha spiegato come nel tessuto italiano non sia possibile estendere il lavoro agile a tutte le figure: secondo le sue stime, solo il 30% dei lavori possono essere gestiti da remoto, un valore leggermente inferiore alla media europea, dovuta anche al fatto che in Italia l'industria ha un peso importante e, per quanto l'automazione continui a fare passi in avanti, è ancora necessaria la presenza fisica di operai e altre figure in fabbrica.
Al momento in Italia sono più le donne rispetto agli uomini che lavorano in modalità agile, un aspetto che secondo Boeri è positivo, come è positivo il fatto che i lavoratori sopra i 55 anni siano, al contrario delle aspettative, sovrarappresentati, cioè c'è una concentrazione maggiore della media di over 55 che lavorano da remoto. A essere sottorappresentati, invece, sono i lavori caratterizzati dai salari più bassi. Un dato che non stupisce, se messo in relazione con i settori che più adottano lo smart working: finanza e assicurazioni, mondo scientifico, media e comunicazione.
Boeri si è soffermato sul concetto di sostenibilità economica, alla base di ogni business, sottolineando che per adottare una modalità di lavoro agile e valutarne l'impatto è fondamentale misurare l'output, i risultati. L'obiettivo di ogni azienda è inevitabilmente quello di incrementare la produttività col tempo, ma per farlo, è necessario misurarla. Facile sulla carta: non ci mancano certo gli strumenti. Più difficile, però, applicarlo nella pratica: i sindacati infatti si oppongono a una misurazione individuale delle performance. Una soluzione, secondo Boeri, potrebbe essere quella di proporre la misurazione collettiva dei risultati.
Rimane il fatto che non tutte le aziende sono abituate a ragionare sui risultati e sulla produttività, spesso perché ancora legate al concetto di "ore passate in azienda", più che agli obiettivi raggiunti. Non è infatti un caso che tutti gli intervenuti al webinar si siamo soffermati su un concetto importante: quello che abbiamo visto applicare nella maggior parte dei casi non è smart working, ma semplice lavoro da remoto. La differenza non è solo lessicale: lo smart worker dispone a piacimento del proprio tempo e lavora in ragione degli obiettivi. Al contrario di chi fa telelavoro, che è invece legato alle classiche logiche aziendali e si limita a svolgere il suo compito a distanza.
14 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoMa guarda un po'
Mentre in ufficio si innescano tutta una serie di relazioni interpersonali, di tipo "lavorativo", che portano ad arricchire le proprie competenze e far conoscere anche le proprie abilità "trasversali", restando a casa è molto facile finire a fare il proprio "compitino" e basta.
Oltre al fatto che vengono interamente ribaltati sul dipendente i costi del riscaldamento, del condizionatore e dei pasti.
Probabilmente il giusto compromesso è max 1-2 giorni a settimana, in relazione alla tipologia di lavoro svolto.
Questo accade perché lo smart working andrebbe regolamentato un po' meglio.
Se quando lavoro in azienda ho diritto ai buoni pasto perché non c'è la mensa aziendale e mi tocca mangiare fuori, non vedo perché quando lavoro a casa il costo della connessione Internet e la corrente consumata dal mio PC debba essere totalmente a carico mio, nelle ore lavorative.
Detto ciò sono d'accordo che è una questione di cultura e di modo di lavorare. Se nebuk sente il bisogno di stare 4 giorni in sede per poter essere efficiente, evidentemente a mio avviso c'è qualcosa che non va. 4 giorni di gomito-a-gomito vogliono dire che si cerca di superare altre inefficienze con la buona volontà delle persone, e per ora funziona, ma non dovrebbe essere il processo corretto.
Io da quando lavoro a casa rendo molto di più, perché non ci sono i colleghi che vengono a chiedere in continuazione cose che sono già disponibili. Per anni mi sono sentito dire che "manca la documentazione", ma poi, quando l'ho scritta, e mi sono sentito chiedere aiuto, ho chiesto cosa fosse accaduto alla documentazione, risultato: ma se ci sei tu vicino faccio prima!
Essendo da casa invece magari non rispondo subito, la gente cerca le info da sola nell'attesa, e le trova quasi sempre, pensa un po'!
Mentre in ufficio si innescano tutta una serie di relazioni interpersonali, di tipo "lavorativo", che portano ad arricchire le proprie competenze e far conoscere anche le proprie abilità "trasversali", restando a casa è molto facile finire a fare il proprio "compitino" e basta.
Oltre al fatto che vengono interamente ribaltati sul dipendente i costi del riscaldamento, del condizionatore e dei pasti.
Probabilmente il giusto compromesso è max 1-2 giorni a settimana, in relazione alla tipologia di lavoro svolto.
io sono per la libertà di scelta, sicuramente lo smart non può essere imposto (emergenza attuale a parte) ma deve essere accettato dal dipendente
su quello che dici tu, qualche considerazione
1) prima di tutto c'è chi a casa lo spazio adeguato non ce l'ha, io ho la fortuna di avere una stanza dedicata quindi per me è il top ma se dovessi stare su un angolo del tavolo in sala anche no... specialmente perché io voglio il monitor esterno bello grande il portatile lo tollero per poco non certo come standard
2) relazioni interpersonali: attenzione perché abbiamo lavorato da casa in un periodo di lockdown, quindi sentirsi isolati era più che normale
io in un regime di smart "normale" andrei in palestra, andrei a prendere la bambina a scuola ecc.
certo ti mancano i colleghi e il lavorare fianco a fianco, che tante volte serve, però hai più tempo per le relazioni interpersonali che scegli tu (amici/famiglia)
3) costi: sicuramente se hai riscaldamento autonomo in inverno scaldare casa ti costa di più, in condominio ti cambia poco perché anche se abbassi hai gli appartamenti confinanti quindi non sei al gelo, spendi poco di più
in estate forse è peggio se accendi aria condizionata a manetta, è anche vero che in casa puoi stare in pantaloncini e ciabatte, in ufficio vai più coperto quindi in casa tolleri meglio il caldo e soprattutto non arrivi al mattino già sudato come una bestia dopo aver fatto la sauna sui mezzi
nei costi mettiamoci la benzina che risparmi ogni giorno che non vai al lavoro se non usi i mezzi e il fatto che magari perdi il buono pasto (a me lo danno ugualmente lo uso a esselunga) ma mangi a casa sicuramente più sano e a costi più bassi
in generale per me l'esperienza è ultra positiva, ma come dicevo sopra ho il mio ufficio domestico e poi dipende molto dal soggetto, io sono uno che lavora bene da solo ed ero già abituato a comunicare molto online avendo colleghi in diverse filiali o in smart working da sempre
quello che un po' mi manca è il meeting di persona o l'affiancamento che spesso i colleghi mi chiedono quando hanno bisogno di una mano, per questo concordo in linea di massima sul fatto di avere smart parziale, per me 2 giorni alla settimana in ufficio e 3 a casa sarebbero un ottimo compromesso... che poi dico 2 e 3 ma secondo me devi essere molto flessibile, se sei vicino a una scadenza vai anche tutti i giorni, se sei in un periodo tranquillo vai giusto una volta per un avanzamento con il team
anche per l'azienda può essere un risparmio perché ripensi l'ufficio avendo più sale riunioni per i team ma non ti serve avere una scrivania per tutti i dipendenti se non prevedi di averli contemporaneamente in sede tutti quanti, quindi o spazio più piccolo o comunque sfruttato meglio
l'azienda mi riconosce i buoni pasto (pre-covid avevamo la mensa aziendale).
dipendesse da me andrei avanti ad oltranza.
tramite Teams e varie si è sempre a "contatto" con i colleghi. ci si scambiano idee, ci si scrive, telefona, videochiamate, riunioni, ecc ecc.
fin'ora non ho notato nessun peggioramento nel lavoro coi colleghi.
si fa più fatica a seguire i nuovi membri aggiunti al team che vanno formati, questo si.
per il resto, considerando che normalmente farei il pendolare (tra una cosa e l'altra 3 ore tra andata e ritorno), subendo tutto lo "stress" dovuto al viaggiare coi mezzi pubblici strapieni/in ritardo/soppressi/ecc ecc, potersi svegliare ad orari umani, poter "staccare" alle 18 o poco dopo ed essere subito "libero", non ha prezzo.
perciò pago volentieri corrente e riscaldamento (tanto è sempre molto meno del mensile di treno+metro) per una giornata più "gestibile".
PS: sono software developer, perciò fondamentalmente per me stare in ufficio o in cima ad una montagna non cambia nulla, finché ho una connessione internet stabile e performante.
PPS: vivo da solo, ho spazio dedicato alla postazione di lavoro, monitor esterno, sedia ergonomica, ecc ecc, cose che rendono ovviamente più "comodo" lavorare da casa.
Smart working significa lavorare e produrre per obiettivi e scadenze. Se finisco il mio lavoro settimanale in mezza giornata, semplicemente mi prendo una pausa, viceversa se non riesco posso anche lavorare 100 ore in una settimana. Si perde il concetto di 40 ore lavorative in 5 giorni settimanali.
Stesso discorso per andare in ufficio o stare a casa. Nessuno mi può imporre di andare in ufficio o di stare a casa... Se reputo che sia più produttivo andare in ufficio un tal giorno ci vado, anche fossero tutti i giorni della settimana, altrimenti me ne sto a casa.
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