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Cosa cambia con la partnership fra Pure Storage e Nutanix? Ce lo spiega Maciej Kranz, General Manager, Enterprise di Pure Storage

di pubblicata il , alle 14:22 nel canale Private Cloud Cosa cambia con la partnership fra Pure Storage e Nutanix? Ce lo spiega Maciej Kranz, General Manager, Enterprise di Pure Storage

Dalla collaborazione tra Nutanix e Pure Storage prende forma una soluzione integrata che unisce la flessibilità della Nutanix Cloud Infrastructure con l’affidabilità e le elevate prestazioni dello storage all-flash Pure Storage

 

Uno degli annunci più importanti dell’evento .NEXT di Nutanix è stato quello relativo alla partnership fra Nutanix e Pure Storage. Una collaborazione che ha dato vita a una nuova soluzione che combina la semplicità e la flessibilità della Nutanix Cloud Infrastructure con le elevate performance e l’affidabilità dei sistemi di storage all-flash di Pure Storage. In pratica, unendo le forze le due aziende hanno dato vita a un’infrastruttura virtuale completa, moderna e scalabile, adatta a gestire carichi di lavoro mission critical, inclusi quelli di IA.

Durante il recente evento .NEXT di Nutanix, dove l’azienda ha presentato le sue novità e annunciato la potenziata collaborazione con Pure Storage, abbiamo incontrato Maciej Kranz, General Manager, Enterprise di Pure Storage, che ci ha spiegato quali sono i vantaggi per i clienti.

Da Pure Storage una nuova soluzione all flash progettata per integrarsi con la Nutanix Cloud Infrastructure

Maciej Kran

La nuova soluzione non è semplicemente una nuova certificazione o l’aggiornamento di un prodotto esistente, ma un nuovo prodotto altamente integrato. Ma cosa significa, all’atto pratico? “Facciamo un passo indietro. Da anni lavoriamo su ciò che definiamo enterprise data class, una soluzione che offre opzioni di scalabilità sia verticale che orizzontale, supportando file, blocchi e oggetti, dal cloud (Azure, AWS) fino all’edge. Abbiamo inoltre sviluppato un pannello di controllo chiamato Fusion, che consente di creare le preimpostazioni e gestire l’intera flotta, bilanciando il carico delle applicazioni, mettendo in relazione i dataset e via dicendo. Negli ultimi diciotto mesi, però, per motivi ormai evidenti, i clienti hanno iniziato a contattare Nutanix chiedendo soluzioni alternative”, spiega Kranz.

La via più semplice sarebbe stata quella di creare delle API per connettere facilmente i sistemi di storage all’infrastruttura Nutanix, ma la scelta è stata di puntare sulla maggior integrazione possibile. “Abbiamo coinvolto i nostri team di prodotto e di ingegneria, facendo in modo che lavorassero come un’unica squadra virtuale, definendo una roadmap ed entro la fine di quest’anno avremo pronta la prima versione”, afferma Kranz. “Tutte le funzionalità sono centralizzate tramite il software di gestione Prism di Nutanix. Non si tratta quindi di una semplice integrazione superficiale, ma di un’integrazione profonda e strutturale”.

Come detto, a spingere verso un prodotto di questo tipo sono state soprattutto le richieste dei clienti, che temono che le strategie aggressive di Broadcom dopo l’acquisizione di VMware possano portare a un aumento incontrollato dei prezzi, oltre che a un rischio di lock-in. “Penso che questa acquisizione non sia stata positiva per il settore: notiamo che i clienti sono sempre più preoccupati per il modello di business, per le roadmap, l’innovazione, i prezzi. Ma questa situazione rappresenta per noi un’opportunità per avviare un dialogo con le aziende”, dice Kranz. Che prosegue: “ma questo è solo un aspetto della questione. L’altro aspetto è che i clienti stanno effettivamente ripensando il proprio approccio e il proprio stack tecnologico. L’intelligenza artificiale ne è un buon esempio: vediamo molti clienti che si stanno spostando da soluzioni di software-defined storage verso Kubernetes proprio a causa dell’IA. Stanno anche rivalutando i loro partner strategici, perché il modello tradizionale prevedeva che l’infrastruttura fosse composta da computing, networking e storage virtuale. Ora invece i clienti ragionano in modo diverso, come si è visto anche sul palco ieri e oggi: ad esempio, si chiedono quali siano i requisiti per realizzare l’inferenza su sistemi RAG, come integrare lo stack a partire da NVIDIA, passando per Nutanix, Pure e altri fornitori. Si domandano anche: se passo a Kubernetes, come gestisco la migrazione? In sintesi, la virtualizzazione moderna sta vivendo una vera e propria fase di disruption, trainata dall’acquisizione Broadcom, dall’AI, dalla cybersecurity e da altri fattori”.

pure storage nutanix

Parlando della soluzione vera e propria, basti sapere che non si tratta di un tradizionale server per lo storage basato su architettura X86. Questo approccio, infatti, garantisce ampia flessibilità, sulla carta. All’atto pratico, però, introduce complessità non trascurabili. Ogni nodo, infatti, richiede degli SSD solo per l’avvio del sistema, fatto che fa crescere i costi. E soprattutto è necessario gestire lo storage tramite un’interfaccia separata, e non è detto che siano supportate funzionalità chiave come la deduplicazione, gli snapshot, la compressione dati. Al contrario, Pure Storage ha progettato un sistema stand alone, che supporta tutte le funzionalità e si integra perfettamente con Prism, risultando più facile da gestire, più scalabile, più efficiente. La prima versione sarà basata su SSD da 150 TB ciascuna, ma col tempo ne arriveranno di nuove con “dischi” da 300 TB e, successivamente, 600 TB.

Pure Storage e la sostenibilità

Per un’azienda, passare da un sistema di storage basato su hard disk magnetici a uno all flash garantisce un significativo risparmio energetico, dato che le unità a stato solido non hanno parti rotanti e richiedono molta meno energia per funzionare, mediamente 7 volte in meno “ma alcuni clienti nel Regno Unito ci hanno segnalato un abbattimento dei consumi fino a 12 volte”, afferma Kranz. Il passo è stato significativo, anche in termini di performance, ma è possibile ridurre ulteriormente i requisiti energetici? “Stiamo lavorando anche con l’ecosistema per ridurre ulteriormente i consumi energetici, collaborando sia con i nostri partner sia con i fornitori. Come sai, questo è un tema enorme, ma se guardiamo ai data center dedicati all’IA, il problema è che sono estremamente energivori e lo stanno diventando sempre di più. Recentemente ho incontrato un cliente che mi ha detto che, per loro, lo spazio non è il vincolo principale nei data center, ma lo è la disponibilità di energia. Crediamo quindi che ci sia ancora molto da fare e che abbiamo diversi modi per ridurre ulteriormente il consumo di energia”, dice Kranz.

Nutanix-NCP-with-Pure-Storage

Questo, però, porta a un’altra riflessione: se per ottimizzare i consumi energetici devo cambiare l’hardware, sto veramente riducendo le emissioni di CO2, complessivamente? Perché si apre anche il tema dei rifiuti elettronici e del loro trasporto, che hanno un impatto non trascurabile. “È un tema su cui ci stiamo concentrando molto. Il nostro CEO Charles Giancarlo, ad esempio, ha partecipato a un incontro con la Commissione Europea proprio un mese fa a Bruxelles, e la questione del riciclo e della sostenibilità è stata al centro della discussione. Stiamo adottando diverse strategie. Una di queste riguarda, ad esempio, la gestione delle apparecchiature che ci vengono restituite: valutiamo la possibilità di ricondizionarle. Una parte significativa del nostro business riguarda proprio il modello di storage as a service, che chiamiamo Evergreen, Evergreen One ed Evergreen Forever. In particolare, con Evergreen Forever gestiamo per il cliente sia gli SLA sia tutta la parte hardware e software, offrendo un’esperienza completa. Nel corso di questo processo, ogni due o tre anni aggiorniamo l’infrastruttura e, quando possibile, ricondizioniamo i prodotti, che vengono poi rimessi sul mercato come unità ricondizionate. In alternativa, effettuiamo il riciclo completo dei materiali. Per questo abbiamo creato anche una business unit all’interno di Pure, focalizzata proprio su questi temi: ridurre al minimo gli sprechi, massimizzare il riuso e promuovere concretamente l’economia circolare. A livello personale, questo tema mi è molto caro: sono originario della Polonia, sono entrato in Pure due anni fa, e prima ancora ho vissuto quattro anni in Finlandia, dove questi argomenti sono particolarmente sentiti”, afferma Kranz, che conclude: “come azienda, abbiamo anche sottoscritto gli obiettivi scientifici per la sostenibilità. Credo che uno degli aspetti più rilevanti emersi durante l’incontro di Charlie con la Commissione Europea sia stato proprio il fatto che, mentre in Europa ci sono molte iniziative sull’intelligenza artificiale e sull’economia circolare, i commissari sono rimasti positivamente colpiti, se non addirittura sorpresi, nel vedere quanto riusciamo a ridurre i consumi energetici grazie al ricondizionamento e al riciclo dei materiali”.

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