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Ambizione Italia per la Scuola: per Microsoft la formazione è un investimento

di pubblicata il , alle 10:21 nel canale Innovazione Ambizione Italia per la Scuola: per Microsoft la formazione è un investimento

Brad Smith, Presidente e Chief Legal Officer di Microsoft, è intervenuto al Politecnico di Milano per raccontare la visione dell’azienda di Redmond sull’Intelligenza Artificiale e per annunciare il progetto Ambizione Italia per la Scuola.

 

Non capita tutti i giorni di poter ascoltare il Chief Legal Officer di Microsoft in Italia. L’occasione si è presentata al Politecnico di Milano in occasione della presentazione ufficiale di Ambizione Italia per la Scuola, un ambizioso progetto organizzato da Microsoft in collaborazione con Fondazione Mondo Digitale, che ha l’obiettivo di formare 250.000 studenti sulle tematiche dell’Intelligenza Artificiale e la Robotica.

Ambizione Italia per la Scuola: prepararsi alle professioni del futuro

La nuova declinazione dell’iniziativa per le scuole si inserisce nel più ampio progetto Ambizione Italia, lanciato da Microsoft sempre in collaborazione con Fondazione Mondo Digitale a settembre 2018. La visione del progetto è di accelerare la trasformazione digitale in Italia attraverso programmi di formazione e aggiornamento che coinvolgeranno entro il 2020 oltre 2 milioni di studenti e professionisti, con l’obiettivo di formarne 500.000 e di certificarne 50.000. Per il solo anno scolastico 2018/2019 è previsto un investimento di 100 milioni di euro.

Silvia Candiani Microsoft

In particolare, con Ambizione Italia per la Scuola, Microsoft conta di fornire corsi a 250.000 studenti di età compresa fra i 12 e i 18 anni, di cui l’80% nelle aree più svantaggiate del Paese. I corsi forniranno competenze specifiche di Intelligenza Artificiale e Robotica, con un approccio esperienziale innovativo che include laboratori di produzione, hackathon e maratone di creatività. 

Sivlia Candiani, Amministratore Delegato di Microsoft Italia, ha dichiarato:“In un momento storico di stagnazione economica, l’Intelligenza Artificiale rappresenta un’opportunità enorme per il nostro Paese. È stato calcolato infatti che l’AI in Italia possa contribuire a far crescere il PIL dell’1% con un impatto significativo in tutte le industrie. Il fattore determinante per coglierne davvero i benefici sono le competenze, purtroppo l’Italia è uno dei Paesi con il più forte skills mismatch, ovvero il divario tra le competenze richieste dal mercato del lavoro e quelle realmente disponibili. Mancano professionisti qualificati nel settore ICT dove nel 2020 si stima si apriranno 135.000 nuove posizioni che non potranno essere coperte. È indispensabile quindi investire nella formazione avanzata e aiutare i nostri giovani ad acquisire quelle competenze che serviranno per i lavori del futuro. Questo è l’obiettivo di Ambizione Italia per la Scuola: affiancare le lezioni tradizionali a training su AI e Robotica per consentire agli studenti di acquisire capacità funzionali e trasversali fondamentali per essere pronti per il mondo del lavoro. I primi risultati sono davvero incoraggianti, siamo sulla strada giusta!”

Brad Smith, una visione sul futuro dell’Intelligenza Artificiale

La presentazione di Ambizione Italia per la Scuola è stata anche l’occasione di ascoltare Brad Smith presentare una visione molto interessante del futuro dell’Intelligenza Artificiale. La premessa è stata che oggi i computer iniziano a mostrare il loro vero potenziale e incarnare quella visione futuristica che avevamo della tecnologia quando quasi 40 anni fa sono apparsi i primi PC. Oggi i computer riescono a comprendere il mondo e due sono le parole chiave di questo cambiamento epocale: percezione e cognizione. Percezione perché i computer riescono comprendere un discorso e a distinguere quello che vedono. Cognizione perché interpretano il linguaggio umano e acquisiscono conoscenza interagendo con l’ambiente. Esempi molto concreti di questa rivoluzione sono presenti in prodotti che possiamo usare ogni giorno: il riconoscimento dei pedoni presente in molte auto, l’app Steno che converte la voce in testo, l’app Microsoft Translator che traduce in tempo reale e le raccomandazioni che riceviamo da servizi come Spotify, Netflix o iTunes.

Brad Smith Microsoft

Ci troviamo in un punto di flesso dell’evoluzione tecnologica e l’Intelligenza Artificiale sta mostrando oggi il suo potenziale grazie allo sviluppo della capacità elaborativa, della quantità di dati che continua a raddoppiare ogni anno e all’evoluzione del Deep Learning basato sulle reti neurali. È un circolo virtuoso che però comporta anche dei rischi e quindi l’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale va governata e gestita. Perché se è vero che ci sono delle professioni che vengono messe a rischio dall’evoluzione dell’IA, altre invece saranno ulteriormente valorizzate e soprattutto si aprono delle nuove opportunità abilitate dallo sviluppo dell’IA.

Settori come la radiologia, i call center, il trasporto su strada o i fast food potranno veder sparire delle figure professionali, “sostituite” dall’Intelligenza Artificiale, perché vengono svolte attività che più facilmente possono essere svolte da computer che sfruttano l’IA. Dove invece è prevalente il contatto umano, l’empatia, come nel caso di infermieri, fisioterapisti o insegnanti, allora l’IA non sostituirà mai una persona. Questa prospettiva però rischia di essere restrittiva perché l’Intelligenza Artificiale è fonte di “empowerment” aprendo prospettive inedite per persone che hanno delle disabilità e abilitando nuove professioni come esperti di riconoscimento facciale e data analyst in ambito IOT.

Tutta l’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale pone degli importanti temi etici ed è responsabilità di chi è protagonista nell’evoluzione dell’IA di tenerne conto, seguendo linee guida che siano trasparenti, che identifichino chiaramente le responsabilità dei vari attori, rispettino la privacy e siano soprattutto eque e inclusive. L’Intelligenza Artificiale, ha concluso Brad Smith, mette le basi per un nuovo contratto sociale che permetterà di sviluppare nuove competenze, la creazione di nuovi percorsi di carriera ma che renderà necessario rivedere le leggi sul lavoro.

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