Inaugurato il Huawei Cyber Security Transparency Centre di Roma
di Alberto Falchi pubblicata il 24 Marzo 2021, alle 16:01 nel canale SecurityCon 6 mesi di anticipo sulla tabella di marcia, il colosso cinese ha inaugurato il suo hub romano dedicato alla cybersecurity e alla trasparenza. Qui partner, clienti ed enti certificatori potranno testare e verificare prodotti e servizi dell'azienda
Lo scorso anno Huawei aveva inaugurato il suo Cyber Security Transparency Centre di Bruxelles, uno spazio dove l'azienda non solo mostra i suoi prodotti e servizi dedicati alla sicurezza informatica, ma anche un hub mirato a facilitare la comunicazione fra il colosso cinese e gli stakeholder. Un'iniziativa che non si è limitata alla capitale de facto dell'UE, ma destinata a espandersi in altri Paesi in Europa. Il 23 marzo è stato infatti inaugurato il Cyber Security Transparency Centre di Roma, annunciato lo scorso settembre e oggi operativo con 6 mesi di anticipo rispetto alla tabella di marcia.
A cosa serve il Cyber Security Transparency Centre di Roma?
Huawei, come sanno i lettori di Edge9, è uno dei principali protagonisti della rivoluzione 5G: il colosso cinese è infatti uno dei principali produttori delle apparecchiature per la rete core e radio dell'infrastruttura di telecomunicazione. Se i rapporti dell'azienda con l'amministrazione USA guidata da Trump non erano proprio amichevoli, in Europa la situazione è ben differente, e Huawei è uno dei principali partner tecnologici.
Non manca, anche nel Vecchio Continente, un po' di scetticismo nei confronti dell'azienda, soprattutto dal punto di vista della sicurezza e l'obiettivo di centri come quello appena inaugurato a Roma è quello di garantire il massimo della trasparenza: il centro di Roma, come quello di Bruxelles, è aperto sia ai clienti sia agli enti di certificazione indipendenti, che qui potranno eseguire test e verifiche, ottenendo se necessario anche il supporto tecnico degli esperti di Huawei stessa. I clienti avranno anche modo di verificare e revisionare il codice sorgente, oltre che il design dell'hardware.
Proprio sul concetto di trasparenza di è soffermato John Suffolk, Huawei Global Cybersecurity and Privacy Officer, sottolineando che la sua azienda ha tutto l'interesse a collaborare con le autorità locali, supportandoli e adeguandosi alle necessità e specificità di ogni Paese. E mettendo a disposizione di tutti i brevetti: Huawei a tal proposito ha "aperto" a tutti le sue oltre 10.000 patent relative al 5G (anche se su parte di queste ha intenzione di monetizzare, come abbiamo riportato qui).
Suffolk si è poi soffermato sull'importanza delle certificazioni: sono sempre di più e ogni nazione ne introduce di nuove. Servono? Secondo Suffolk le certificazioni sono sicuramente importanti ma non è il numero che conta, quanto la loro qualità e, soprattutto, è la capacità di reagire tempestivamente che fa la vera differenza in termini di sicurezza, più che le certificazioni. Per correggere una falla di sicurezza, spiega, sono necessari mediamente 85 giorni, il che significa che per quasi 3 mesi le imprese sono "scoperte", alla mercé dei potenziali attacchi. Non solo: la maggior parte degli attacchi è basata su bug corretti da tempo, a volte anche un paio di anni, segno che bisogna rivedere l'approccio alla sicurezza se si vuole garantire la sicurezza dell'infrastruttura.
"La sicurezza dei dati sensibili e la resilienza alla violazione delle reti è parte integrante degli impegni di Huawei. Gli investimenti dedicati ne sono la testimonianza più evidente. La digitalizzazione dell’economia e le tecnologie che la favoriscono quali AI, il largo impiego di IoT, Cloud, Realtà Virtuale e non da ultimo l’Edge Computing, rappresentano da una parte una grossa opportunità per la crescita dell’economia e dall’altra espongono ad alto rischio le infrastrutture sensibili del Paese" - ha dichiarato Luigi De Vecchis, Presidente di Huawei Italia - "In queste situazioni non si può parlare di sicurezza senza un sano approccio basato sul rigore scientifico, fornendo evidenze e prove concrete, e non su speculazioni infondate. Il problema va affrontato congiuntamente, operatori, vendor e istituzioni; non si possono trascurare fatti come l’impegno della GSMA con 3GPP e Nesas sulla sicurezza delle reti e sui test effettuati ai fornitori di tecnologia delle telecomunicazioni. Il nostro Cyber Security Transparency Centre fa parte della strategia che seguiamo da molti anni e oggi, con l’inaugurazione di questo Centro, puntiamo a fornire un ambiente costruttivo dove dimostrare la nostra apertura, spirito di collaborazione e trasparenza, contribuendo a costruire un'Italia digitale e sicura insieme ai nostri clienti e partner".
2 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoCerto le backdoor ci saranno sempre, ma quelle ci sono anche in un iphone.
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