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Antitrust, stop all'istruttoria su Google News

di pubblicata il , alle 17:15 nel canale TLC e Mobile Antitrust, stop all'istruttoria su Google News

Cade qualche tabù in casa Google per quanto riguarda l'indicizzazione dei contenuti nell'aggregatore Google News. Una buona notizia, che però apre altri problemi

 

Da tempo si trascina una questione di grande attualità che mischia interessi economici ai temi dell'editoria online, passando per quel grande calderone che è il web, regolamentato da una legislazione ancora frammentaria e poco chiara. Scendendo nel particolare, tempo fa l'antitrust aveva messo gli occhi sul servizio Google News, accusata dagli editori di aggregare contenuti altrui traendone guadagno, senza però spartire la torta con chi i contenuti li ha realizzati nel concreto.

Cerchiamo di spiegare meglio. Il servizio Google News aggrega di fatto articoli con la medesima tematica attingendo dalle testate online, dividendole inoltre per tipologia e ambiti. Ne consegue che l'utente che vi naviga ha, a colpo d'occhio, la visione dei principali titoli e di un breve abstract dell'argomento, con la citazione della testata da cui proviene. Un modo di consultare le notizie che prosegue cliccando sul link e raggiungendo la fonte primaria, nel migliore dei casi.

Lo scenario più diffuso, vuoi per poco tempo o per precisa scelta, è invece quello che vede l'utente dare un occhio alle notizie in Google News, farsi una vaga idea di cosa è successo nel mondo in vari ambiti e tornarsene a quello che stava facendo in precedenza. In questo caso Google guadagna con visite e AdSense, mentre chi ha scritto la notizia rimane a bocca asciutta. Non solo: il contenuto realizzato dalla testata originale è di fatto utilizzato in maniera quantomeno dubbia sul fronte delle legalità, in quanto almeno una parte di quanto scritto viene utilizzato a fini di lucro senza il consenso o un accordo a monte con l'editore "di prima mano".

Una situazione controversa, in ogni caso. Se è vero che Google guadagna, le testate indicizzate ci guadagnano in visibilità. Difficile capire quanto e in che misura le varie componenti giochino a favore dell'una o dell'altra. Almeno fino ad oggi, quando l'antitrust ha accettato le proposte di Google per uscire dall'empasse.

Google permetterà agli editori di scegliere quali contenuti indicizzare ed eventualmente rimuoverne di già presenti, oltre a condividere i ricavi pubblicitari direttamente riconducibili alla presenza di suddetti link nell'aggregatore. Cade anche il tabù del numero di click sui link indicizzati, finora mantenuto nel più stretto segreto.

Si tratta comunque di un ripiego, sebbene si sia in parte risolta una questione decisamente delicata e priva di una chiara soluzione dettata dalla legislazione. L'antitrust ritiene vitale che il legislatore provveda quanto prima a mettere dei paletti chiari sull'argomento, nonché adeguare la normativa in termini di diritto d'autore. E' questo il motivo per cui è stata inviata una segnalazione al Governo e al Parlamento, affinché si possa adeguare la legislazione che regola il diritto d'autore anche in virtù dei nuovi media e delle modalità di diffusione dei contenuti.

Tutti d'accordo, inoltre, a ritenere che tali eventuali normative debbano essere chiare ai livelli più alti possibili. Meglio dunque una direttiva europea sotto il cui cappello ricadano i singoli stati membri, piuttosto che l'ennesimo pasticcio che veda stati diversi comportarsi in modo non omogeneo. 

Ridefinire le regole, dunque. Resta ora il grande dubbio di cosa succederà adesso. A prescindere dal colore politico, è stato più volte dimostrato che legiferare pensando all'ambito web ha portato in molti casi ad aumentare i problemi anziché risolverli, oppure ad aggiungere confusione laddove già regnava sovrana. Accontentiamoci per ora dell'impegno profuso in ambito antitrust.

5 Commenti
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dtreert17 Gennaio 2011, 17:36 #1
eheheheh condivisione di ricavi =)

chissà come saranno le percentuali.
II ARROWS17 Gennaio 2011, 18:40 #2
"stop all'istruttoria su Google News", i magistrati ora devono focalizzarsi sul caso Ruby.
Kanon17 Gennaio 2011, 19:56 #3
Bah... io ho Google News come Home da anni e l'ho condigurato a mio piacimento. E' vero che il più delle volte do un'occhiata veloce e clicco su due o massimo tre link che mi rimandano alla home della testata che ha messo la news, ma è anche vero che molte delle testate e portali su cui finisco neanche li conosco e non mi verrebbe mai in mente di cercarli. Secondo me Google ha dato visibilità a siti che sarebbero rimasti invisibili e per contro questi vogliono anche essere pagati...
maumau13817 Gennaio 2011, 20:41 #4
Originariamente inviato da: Kanon
Bah... io ho Google News come Home da anni e l'ho condigurato a mio piacimento. E' vero che il più delle volte do un'occhiata veloce e clicco su due o massimo tre link che mi rimandano alla home della testata che ha messo la news, ma è anche vero che molte delle testate e portali su cui finisco neanche li conosco e non mi verrebbe mai in mente di cercarli. Secondo me Google ha dato visibilità a siti che sarebbero rimasti invisibili e per contro questi vogliono anche essere pagati...


Infatti, ma che ingrati, pensa che se lo fai tu è pirateria, mentre se lo fa Google è beneficenza.
Kanon17 Gennaio 2011, 22:12 #5
Un altro che vede solo bianco o nero. E' ovvio che non ho scritto da nessuna parte che google ha fatto beneficienza.
Bah... sti commenti acidi stanno disintegrando il discutere costruttivo su sto portale...

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