Smart Working
Cosa succederà allo smart working dopo il 15 ottobre?
di Riccardo Robecchi pubblicata il 30 Settembre 2020, alle 10:01 nel canale Innovazione
Lo smart working in Italia potrebbe presto cambiare volto: il 15 ottobre scadranno infatti i termini grazie ai quali è stato possibile adottare questa modalità di lavoro su larga scala. Le parti sociali e i sindacati chiedono nuove leggi
211 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoEh si appunto, quelli che ti assicurano un flusso durante tutto l'anno e non solo durante luglio e agosto.
Se non hai prenotazioni ed hai una struttura che ti costa decine di migliaia di euro al mese piu' tutto il personale riaprire é un suicidio.
Le grandi catene ammortizzano le perdite, per gli altri l'unica alternativa é chiudere.
Hanno comunque pianto miseria dicendo di avere avuto perdite importanti, molti alberghi della riviera romagnola dopo la stagione estiva sono stati messi in vendita a prezzo di saldo...quindi anche in zone più da turismo di massa le cose non vanno bene.
C'é sempre chi ingigantisce le situazione, ma é incontestabile che il flusso di turisti stranieri si é abbassato drasticamente in Italia e in Europa, basta incrociare i dati con quelli delle compagnie aeree, la moglie di un mio collega che fa la hostess per airfrance é rimasta a terra per 3 mesi e da poco ha ricominciato a lavorare a regime ridotto.
Chi abita a Parigi dice di non aver mai vissuto una situazione simile, mai vista la città cosi' "vuota" come quest'anno proprio a causa della mancanza di turismo e parliamo della città che probabilmente é la piu' visitata al mondo.
E' anche normale, il covid ha diminuito di molto le possibilità di viaggiare, vuoi per via di tutti i controlli, con annesse quarantene al rientro da alcuni paesi, vuoi per il rischio di ammalarsi, vuoi anche perché ti passa la voglia di farlo...se uno viaggia per piacere si vuole divertire e rilassare, non stare con la paura costante di ammalarsi.
Ma se uno guarda Roma non è tanto diversa, immagino che anche a Firenze la situazione sia simile...
Senza contare poi che c'è da sistemare dissesto che abbiamo provocato al tessuto economico che ruota attorno al ristoro, asili privati, mercato delle energie, commodities e servizi in genere... Per natura sono ottimista, ma così non và bene, occorre un processo di trasformazione un po' più strutturato e graduale altrimenti la cura risultrà di gran lunga peggio del male, e non cadiamo nel solito cinismo pensando solo al tornaconto personale (sia persone che imprese). Con coerenza prendiamo coscienza, con una visione un po' più ampia, dell'impatto che hanno i nostri comportamenti, altrimenti la corsa è zoppa.
Ma quando io d'inverno mi alzo alle 6 e mi devo fare 50+50 km su ghiaccio e neve per essere in ufficio alle 8, rischiando vita ed auto, nessuno ci pensa ?
Senza contare poi che c'è da sistemare dissesto che abbiamo provocato al tessuto economico che ruota attorno al ristoro, asili privati, mercato delle energie, commodities e servizi in genere... Per natura sono ottimista, ma così non và bene, occorre un processo di trasformazione un po' più strutturato e graduale altrimenti la cura risultrà di gran lunga peggio del male, e non cadiamo nel solito cinismo pensando solo al tornaconto personale (sia persone che imprese). Con coerenza prendiamo coscienza, con una visione un po' più ampia, dell'impatto che hanno i nostri comportamenti, altrimenti la corsa è zoppa.
Questo è un problema circoscritto a questa specifica realtà che stai
descrivendo, da noi è tutto l'opposto e nessuno si è visto 1 sola volta da
inizio Marzo. E' questione di organizzazione aziendale e personale.
Senza contare poi che c'è da sistemare dissesto che abbiamo provocato al tessuto economico che ruota attorno al ristoro, asili privati, mercato delle energie, commodities e servizi in genere... Per natura sono ottimista, ma così non và bene, occorre un processo di trasformazione un po' più strutturato e graduale altrimenti la cura risultrà di gran lunga peggio del male, e non cadiamo nel solito cinismo pensando solo al tornaconto personale (sia persone che imprese). Con coerenza prendiamo coscienza, con una visione un po' più ampia, dell'impatto che hanno i nostri comportamenti, altrimenti la corsa è zoppa.
Questo è un problema di tutte le realtà che hanno semplicemente spostato il dipendente dall'ufficio a casa, senza (voler) cambiare di conseguenza i processi, e il risultato è esattamente quello che descrivi
Dipende tutto da come si organizza il lavoro, se ti aspetti che le persone a casa lavorino come in ufficio allora è normale ci siano ritardi e problemi di ogni tipo, prima di tutto perché lavorare in presenza è un'altra cosa, poi perché non tutti a casa lavorano davvero, molti stanno semplicemente seduti sul divano a guardare la tv, o a fare le faccende domestiche...in ufficio sarebbero costretti a fare qualcosa, a casa non li controlla nessuno.
Di solito per evitare problemi di questo tipo si pongono degli obiettivi giornalieri, insomma almeno un minimo per non far bloccare il lavoro completamente...poi per carità, ci sono ambiti dove lavorare da casa è semplicemente impossibile.
Sinceramente non credo ci sia una soluzione, se riapri tutto rischi un aumento esponenziale dei contagi, se ci vai cauto, come stanno più o meno facendo ora, i contagi aumentano lo stesso, ma l'economia così non si riprenderà di certo.
sono d'accordo.
è l'incapacità di chi comanda ed organizza il lavoro che causa questa inefficienza.
evidentemente non merita lo stipendio e la posizione "organizzativa" e/o non ha la flessibilità necessaria...
Ma quando io d'inverno mi alzo alle 6 e mi devo fare 50+50 km su ghiaccio e neve per essere in ufficio alle 8, rischiando vita ed auto, nessuno ci pensa ?
sono anni che mi chiedo perchè mai debba essere al 100% a carico del lavoratore il tempo (per non dire altro) che impiega a recarsi al lavoro. se già fosse 50/50, molte attività ci penserebbero due volte a pretendere il lavoro in presenza giusto per poter "guardare" il lavoratore.
comincino a valutare i risultati, non la temperatura della sedia!
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