Smart Working
Giannini, lo smart working, le opinioni e quella solitudine che non c'entra col lavoro da remoto
di Riccardo Robecchi pubblicata il 12 Ottobre 2024, alle 11:01 nel canale InnovazioneUn articolo sui presunti effetti estremamente negativi del lavoro da remoto ha causato discussioni aspre in Rete. Il fatto è, però, che quando si parla di opinioni bisognerebbe ricordarsi di dirlo
122 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoMa poi è pure matematica: se passi 8 ore a casa a lavorare hai meno socialità di quelli che stanno 8 ore a lavorare in ufficio
Ovvero sia, sempre 8 ore di lavoro devi svolgere.
Ti faccio notare che passare 8 ore in ufficio con i colleghi non significa necessariamente socializzare per 8 ore.
Ma mi sembri parecchi oprevenuto al riguardo.
Per curiosità quanti hanni hai?
Non tanti, bene. Ora il punto è questo: se un giorno sarai costretto a lavorare con quella persona che non ti piace, cosa farai?
Perché siamo tutti bravi sulla carta, ma il mondo reale è fatto anche di persone che non ci piacciono, e stiamo perdendo sempre più l'abitudine a dialogare anche con le persone che non ci piacciono.
Non penso che questo contribuisca in alcun modo al miglioramento della società civile.
Allenare invece la tua pazienza, non credersi necessariamente migliore di altri è un grande insegnamento contro ego e superbia.
Poi certo, ci sarà sempre chi, per miseria sua, sarà irrecuperabile.
Mi limito ad osservare una società sempre più nervosa ed isterica, e il motivo è che non siamo più disposti ad avere pazienza con gli altri.
Perché siamo tutti bravi sulla carta, ma il mondo reale è fatto anche di persone che non ci piacciono, e stiamo perdendo sempre più l'abitudine a dialogare anche con le persone che non ci piacciono.
Non penso che questo contribuisca in alcun modo al miglioramento della società civile.
Allenare invece la tua pazienza, non credersi necessariamente migliore di altri è un grande insegnamento contro ego e superbia.
Poi certo, ci sarà sempre chi, per miseria sua, sarà irrecuperabile.
Mi limito ad osservare una società sempre più nervosa ed isterica, e il motivo è che non siamo più disposti ad avere pazienza con gli altri.
Quoto...ma oggi tanto tutti si credono i "migliori di sempre" come dice la pubblicità
Ovvio, ma potenzialmente avrò più occasioni per farlo.
Per curiosità quanti hanni hai?
Ho 38 anni. Ho vissuto tutte le situazioni di cui si sta parlando:
In università, pur avendo ognuno il suo percorso, gli esami più belli sono stati quelli che prevedevano un progetto da fare in gruppo.
Finita l'università ho fatto il dottorato, e praticamente ho lavorato 3 anni *da solo*. E per da solo intendo veramente da solo. Nessuno con cui confrontarsi, giusto il supervisor. Una esperienza che *non* consiglierei neanche al mio peggior nemico.
Adesso lavoro per uno spin-off dell'università e fortunatamente i colleghi sono persone con cui si può avere un rapporto umano accettabile.
Da noi abbiamo tendenzialmente 2 giorni di remoto e 3 in presenza, io per vari motivi, tra cui il fatto che lavoro su apparecchiature di laboratorio e ho determinate responsabilità, faccio poco remoto, ma va benissimo così.
Ripeto, mi ritengo fortunato. Da quello che invece leggo in questa conversazione non tutti lo sono, e mi dispiace di questo.
Eh magari... come si diceva in un altro post il problema è che il 90% dell'umanità è fatto di beoti quindi auguri a cambiare società fino a che non trovi anche solo il 50% che ti aggrada.
Prova ad esempio a parlare della filosofia di Beckett con qualsiasi dei tuoi colleghi e vedi in quanti sanno anche solo chi sia Beckett anche senza conoscere nient'altro.
È semplicemente una scommessa persa in partenza per questo non ha senso nemmeno provarci. Le persone che ti vanno a genio e con cui vale la pena socializzare te le scegli. Quelle che ti capitano casualmente puoi incontrarne una o due che per puro caso siano anche interessanti ma il resto è una massa grigia priva di valore.
Non so cosa intendi per interazione ma io riesco benissimo a comandarli il più delle volte senza nemmeno incrociarli nell'arco di tutta la giornata. Io arrivo prima degli altri, vado al mio piano dove c'è solo un'altra persona ma comunque ognuno nella sua stanza e per 8 ore sono mail o teams tranne che con un collega che mi va a genio e quindi pranziamo insieme ma solo io e lui, senza far venire gli altri.
Non ho mai detto di essere masochista.
Ma guarda che fuori dal lavoro ho una vita super attiva. Collaboro con la PA e quindi incontro le persone più disparate, vado a convention e non pensare sempre e solo super impegnative ma anche roba da comic o di elettronica. Non sto a fare tutto l'elenco ma il fatto che schifi i miei colleghi non significa affatto non avere una vita fuori dal lavoro anzi... spesso mi stanco proprio perché ho anche troppe attività fuori dal lavoro. Mettici poi che da quando sono genitore ho pure il gruppo delle mamme, gli incontri più disparati dal gruppo del battesimo a quello per far giocare i bambini a quello della piscina ecc... ecc...
Quindi per me lavorare da casa sarebbe solo una comodità poi la vita sociale ci penso da solo a farmela con chi dico io.
Già fatto, più volte. Mantengo rapporti strettamente professionali.
Ho 38 anni. Ho vissuto tutte le situazioni di cui si sta parlando:
In università, pur avendo ognuno il suo percorso, gli esami più belli sono stati quelli che prevedevano un progetto da fare in gruppo.
Finita l'università ho fatto il dottorato, e praticamente ho lavorato 3 anni *da solo*. E per da solo intendo veramente da solo. Nessuno con cui confrontarsi, giusto il supervisor. Una esperienza che *non* consiglierei neanche al mio peggior nemico.
Adesso lavoro per uno spin-off dell'università e fortunatamente i colleghi sono persone con cui si può avere un rapporto umano accettabile.
Da noi abbiamo tendenzialmente 2 giorni di remoto e 3 in presenza, io per vari motivi, tra cui il fatto che lavoro su apparecchiature di laboratorio e ho determinate responsabilità, faccio poco remoto, ma va benissimo così.
Ripeto, mi ritengo fortunato. Da quello che invece leggo in questa conversazione non tutti lo sono, e mi dispiace di questo.
Sei molto giovane, sei un mio coetaneo, perché ragioni come un sessantenne?
Lavori con le macchine in laboratorio, qindi immagino dovrai essere fisicamente dentro il laboratorio, ma non ti viene il dubbio che in altri contesti non sia necessario il contatto diretto con il "materiale" su cui si lavora?
Senza colleghi non hai modo di socializzare?
Supponiamo che ti ritrovassi disoccupato, per scelta o per circostanze, rimarresti isolato dal mondo esterno?
Mi autoquoto perché dopo aver letto i commenti vedo che ci si polarizza, ma mica è tutto nero o bianco
Quindi volevo aggiungere che per esempio nel mio caso ho una esperienza mista, con solo massimo 3 (ne faccio 2 ordinaria ente) giorni di lavoro da remoto su 5, il resto in ufficio. Mi trovo da dio sotto tutti i punti di vista, possibilmente non tornerei mai indietro.
Penso sia il compromesso migliore, in effetti la produttività non è calata per nulla, per questo penso che lo mantengano, mica fanno beneficenza.
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