Smart Working
Perché è ora di smettere di parlare solo di smart working: serve un cambiamento organizzativo (e anche lessicale)
di Riccardo Robecchi pubblicata il 02 Luglio 2021, alle 10:11 nel canale InnovazioneIl dibattito sulle nuove modalità di lavoro è stato inquinato da più parti, con un appiattimento dei termini che impedisce di parlare di ciò che conta davvero, ovvero i diritti delle persone. Facciamo il punto
22 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoAll'inizio ho avuto qualche difficoltà, lo trovavo alienante e claustrofobico, ora lo adoro.
Cosa è cambiato?
Semplicemente le condizioni, teniamo presente che la scorsa primavera eravamo tutti rinchiusi in lockdown, c'era il coprifuoco, palestre, piscine, luoghi di svago erano chiusi, idem le scuole. E' normale e sacrosanto che lavorare da casa in queste condizioni fosse vissuto come qualcosa di pesante e oppressivo.
Ora faccio i miei orari, a mezzogiorno se mi fa di mangiare in riva al lago o in montagna prendo la moto, vado e quando torno riprendo il lavoro, la sera se voglio uscire posso farlo senza problemi, poi quando torno riprendo a lavorare e faccio quello che mi sono prefissato.
Per fare un esempio ieri sera ho concluso una attività tra una flotta e l'altra a Eve Online
Insomma come si può paragonare la condizione di anno fa con quella attuale?
Isolamento? Mancanza di rapporti con i colleghi/clienti?
Ma io con i clienti e i colleghi mi sento costantemente, e tutte le volte si cazzeggia anche, ci si trova al pub, si fanno aperitivi.
Questa è una scusa bella e buona, i rapporti sociali si coltivano anche lavorando da casa...
Smart vs ufficio vs ibrido
Su questo tema io credo sia stupido da parte delle aziende imporre un rientro che va contro i loro stessi interessi, è palese che il lavoro remoto abbia rappresentato un forte taglio nei costi per le aziende.
La mia ad esempio ha chiuso la sede di Milano, era la scelta più ovvia e razionale, era chiusa da un anno e non serviva a nulla (tranne che a prendere polvere); siccome tutti lavoriamo benissimo da casa e il fatturato non ne ha risentito minimamente, allora il titolare ha giustamente deciso di abbandonare la sede e continuare a lavorare così come facciamo da oltre un anno.
Che senso ha fare 3 giorni in ufficio e 2 casa? O 2 in ufficio e 3 a casa?
E perchè non 4 vs 1? O 1 vs 4?
Cioè qual'è la ragione per suddividere in questo modo a prescindere?
Semplicemente non c'è, è giusto andare in ufficio o dal cliente ma solo se serve, se è necessario per fare qualcosa che altrimenti non può essere fatto, altrimenti non ha alcun senso.
Io sono disposto a tornare fisso dal cliente per settimane, mesi, anche più se è necessario, altrimenti sarebbe stupido; non a caso i nostri principali clienti (quasi tutta PA, giusto per smentire certe frottole secondo cui la PA è monolitica e inamovibile) si sono già affrettati ad avvisare che tutto il personale esterno di operare da remoto salvo diversa necessità, in quel caso occorre fare richiesta di ingresso al proprio referente e farsela approvare.
Riguardo al fatturato o al carico di lavoro.
Non dubito che per alcuni lo smart working abbia portato anche una maggiore ingerenza del lavoro nello spazio della vita privata, però ragazzi bisogna anche saper dire di no, o per lo meno farlo pesare e farselo riconoscere.
Da parte mia ho sicuramente visto un aumento nel numero di interventi in reperibilità o notturni, ma solo perchè approfittando della chiusura delle sedi molti clienti hanno deciso di fare attività manutentive straordinarie o di rinnovamento infrastrutturale che richiedeva orari notturni e una copertura maggiore, tutte cose organizzate e programmate.
Quello che sicuramente è cambiato è una maggiore flessibilità nel lavoro su progetti diversi o clienti diversi; prima lavorando da/per un cliente specifico era più difficile che qualche collega si intromettesse per chiedere aiuto su altro cliente/progetto; ora con la scusa che si lavora da casa invece tutti provano a entrare a gamba tesa ignorando le commesse su cui si è allocati.
Anche qui però dipende dalla singola persona far presente la cosa e cercare di mitigare con buon senso ma anche con una certa decisione (della serie "o faccio questo o faccio quello, dimmi quale è prioritario".
All'inizio ho avuto qualche difficoltà, lo trovavo alienante e claustrofobico, ora lo adoro.
Cosa è cambiato?
Semplicemente le condizioni, teniamo presente che la scorsa primavera eravamo tutti rinchiusi in lockdown, c'era il coprifuoco, palestre, piscine, luoghi di svago erano chiusi, idem le scuole.
E' normale e sacrosanto che lavorare da casa in queste condizioni fosse vissuto come qualcosa di pesante e oppressivo.
Ora faccio i miei orari, a mezzogiorno se mi fa di mangiare in riva al lago o in montagna prendo la moto, vado e quando torno riprendo il lavoro, la sera se voglio uscire posso farlo senza problemi.
Insomma come si può paragonare la condizione di anno fa con quella attuale?
Isolamento? Mancanza di rapporti con i colleghi/clienti?
Ma io con i clienti e i colleghi mi sento costantemente, e tutte le volte si cazzeggia anche, ci si trova al pub, si fanno aperitivi.
Questa è una scusa bella e buona, i rapporti sociali si coltivano anche lavorando da casa...
Smart vs ufficio vs ibrido
Su questo tema io credo sia stupido da parte delle aziende imporre un rientro che va contro i loro stessi interessi, è palese che il lavoro remoto abbia rappresentato un forte taglio nei costi per le aziende.
La mia ad esempio ha chiuso la sede di Milano, era la scelta più ovvia e razionale, era chiusa da un anno e non serviva a nulla (tranne che a prendere polvere); siccome tutti lavoriamo benissimo da casa e il fatturato non ne ha risentito minimamente, allora il titolare ha giustamente deciso di abbandonare la sede e continuare a lavorare così come facciamo da oltre un anno.
Che senso ha fare 3 giorni in ufficio e 2 casa? O 2 in ufficio e 3 a casa?
E perchè non 4 vs 1? O 1 vs 4?
Cioè qual'è la ragione per suddividere in questo modo a prescindere?
Semplicemente non c'è, è giusto andare in ufficio o dal cliente ma solo se serve, se è necessario per fare qualcosa che altrimenti non può essere fatto, altrimenti non ha alcun senso.
Io sono disposto a tornare fisso dal cliente per settimane, mesi, anche più se è necessario, altrimenti sarebbe stupido; non a caso i nostri principali clienti (quasi tutta PA, giusto per smentire certe frottole secondo cui la PA è monolitica e inamovibile) si sono già affrettati ad avvisare che tutto il personale esterno di operare da remoto salvo diversa necessità, in quel caso occorre fare richiesta di ingresso al proprio referente e farsela approvare.
Riguardo al fatturato o al carico di lavoro.
Non dubito che per alcuni lo smart working abbia portato anche una maggiore ingerenza del lavoro nello spazio della vita privata, però ragazzi bisogna anche saper dire di no, o per lo meno farlo pesare e farselo riconoscere.
Da parte mia ho sicuramente visto un aumento nel numero di interventi in reperibilità o notturni, ma solo perchè approfittando della chiusura delle sedi molti clienti hanno deciso di fare attività manutentive straordinarie o di rinnovamento infrastrutturale che richiedeva orari notturni e una copertura maggiore, tutte cose organizzate e programmate.
Quello che sicuramente è cambiato è una maggiore flessibilità nel lavoro su progetti diversi o clienti diversi; prima lavorando da/per un cliente specifico era più difficile che qualche collega si intromettesse per chiedere aiuto su altro cliente/progetto; ora con la scusa che si lavora da casa invece tutti provano a entrare a gamba tesa ignorando le commesse su cui si è allocati.
Anche qui però dipende dalla singola persona far presente la cosa e cercare di mitigare con buon senso ma anche con una certa decisione (della serie "o faccio questo o faccio quello, dimmi quale è prioritario".
Nel mio lavoro... le riunioni (cosa altamente inutile e dispersiva) in call sono impossibili... troppe persone collegate e ci sovrastiamo spesso... con i rumori in sottofondo (ci si può silenziare, ma non si vedono le facce... e non è la stessa cosa).
A me andrebbe benissimo fare 2 giorni a lavoro e 3 da casa... un mio collega che abita molto lontano 5 su 5 da casa
A me andrebbe benissimo fare 2 giorni a lavoro e 3 da casa... un mio collega che abita molto lontano 5 su 5 da casa
Anzi stando a casa ho modo di passeggiare liberamente per casa mentre sono in riunione, è una cosa che mi aiuta enormemente e aumenta molto la mia concentrazione (non a caso anche quando sono al telefono non riesco a star fermo).
Se poi la riunione è inutile e serve solo fare presenza basta disattivare l'audio e fare cose ben più utili, come lavare i piatti o rifare il letto
concordo su quasi tutto, rispondo sui due punti che non condivido
discorso ripartizione giorni. Il rapporto ovviamente dipende da tante cose, potrebbe essere anche 2 giorni al mese per dire, non deve per forza essere fisso. Nel mio caso particolare, ci fa comodo avere un giorno in cui riusciamo a vederci fisicamente perchè parliamo di cose diverse che coprono troppi "gruppi/tavoli di lavoro" per essere fatta agilmente online.
Inoltre, essendo l'azienda in forte crescita, è difficile far comunicare per bene i diversi rami aziendali, cosa che invece si è spesso risolta velocemente incontrandoci in azienda e parlando
Discorso ingerenze nel lavoro, li è un problema "soprattutto" italico anche a causa della scarsa mobilità lavorativa che ti porta a dover dire "si signore"
discorso ripartizione giorni. Il rapporto ovviamente dipende da tante cose, potrebbe essere anche 2 giorni al mese per dire, non deve per forza essere fisso. Nel mio caso particolare, ci fa comodo avere un giorno in cui riusciamo a vederci fisicamente perchè parliamo di cose diverse che coprono troppi "gruppi/tavoli di lavoro" per essere fatta agilmente online.
Inoltre, essendo l'azienda in forte crescita, è difficile far comunicare per bene i diversi rami aziendali, cosa che invece si è spesso risolta velocemente incontrandoci in azienda e parlando
Discorso ingerenze nel lavoro, li è un problema "soprattutto" italico anche a causa della scarsa mobilità lavorativa che ti porta a dover dire "si signore"
Il punto è proprio questo, se serve ben venga tornare in ufficio/cliente, ma appunto se serve, farlo a prescindere imho non ha senso.
Poi beninteso non ho le fette di salame sugli occhi, capisco benissimo che ci sono datori di lavoro (mi vien difficile usare la parola imprenditore, perchè nel nostro paese è fortemente abusata e in tutta onestà io ne vedo davvero pochi... ) o responsabili che non si fidano... ma capiamoci ragazzi, questo è un ulteriore sintomo del fatto che non sono in grado di fare il loro lavoro, perchè se un responsabile sa il fatto suo allora conosce le persone che lavorano per lui, e sa benissimo chi è volenteroso e si da da fare, e chi invece è un imboscato (e sappiamo tutti che c'era pieno di imboscati in tutte le aziende ben prima della pandemia quando tutti erano diligentemente presenti in ufficio).
Assolutamente nessuno:
La redazione: "è ora di smettere di parlare solo di smart working: serve un cambiamento lessicale"
quindi... nulla?
mah
"facciamo chiarezza"
"c'è troppa confusione"
"abuso di parole"
e poi nella spiegazione non cambia praticamente nulla tra l'una e l'altra... tanto per lavorare con altri colleghi o responsabili avrai comunque bisogno di comunicare e organizzare (di conseguenza concordare) orari di lavoro con e senza presenza fisica
Assolutamente nessuno:
La redazione: "è ora di smettere di parlare solo di smart working: serve un cambiamento lessicale"
Quindi ci si può soltanto accodare alla massa? Non si può sentire l'esigenza di lanciare una nuova discussione? Il fatto che molti tra i commenti si trovino concordi segnala che, forse, sei tu che non senti l'esigenza di questa discussione: ciò non significa, però, che questa esigenza non esista affatto.
"facciamo chiarezza"
"c'è troppa confusione"
"abuso di parole"
e poi nella spiegazione non cambia praticamente nulla tra l'una e l'altra... tanto per lavorare con altri colleghi o responsabili avrai comunque bisogno di comunicare e organizzare (di conseguenza concordare) orari di lavoro con e senza presenza fisica
Mi spiace non essere riuscito a farti cogliere le differenze, ma in questo caso ritengo che ci sia una mancanza da parte tua nel non coglierle. Provo comunque a farti un breve riepilogo:
- lavoro ibrido: è come il lavoro normale in ufficio, ma stabilisci a priori con il tuo datore di lavoro che fai X giorni a casa e Y giorni in ufficio. Non ci sono variazioni agli orari, quindi devi lavorare quando ti dice il tuo datore di lavoro di farlo (ad esempio, dalle 9 alle 18).
- smart working: decidi tu come, quando e dove lavorare. Puoi teoricamente anche lavorare di notte o dalle Bahamas. E come faceva presente CrapaDiLegno, lui non aveva bisogno di concordare nulla riguardo i propri orari, ma solo rispetto alla data di consegna del lavoro, che non richiede necessariamente l'incontro fisico.
A me pare una differenza estremamente rilevante. Forse, però, per coglierla bisognerebbe avere un atteggiamento meno polemico e più volto a comprendere ciò che l'altro dice - cosa che capisco essere a volte complicata per certe persone.
Mi spiace non essere riuscito a farti cogliere le differenze, ma in questo caso ritengo che ci sia una mancanza da parte tua nel non coglierle. Provo comunque a farti un breve riepilogo:
- lavoro ibrido: è come il lavoro normale in ufficio, ma stabilisci a priori con il tuo datore di lavoro che fai X giorni a casa e Y giorni in ufficio. Non ci sono variazioni agli orari, quindi devi lavorare quando ti dice il tuo datore di lavoro di farlo (ad esempio, dalle 9 alle 18).
- smart working: decidi tu come, quando e dove lavorare. Puoi teoricamente anche lavorare di notte o dalle Bahamas. E come faceva presente CrapaDiLegno, lui non aveva bisogno di concordare nulla riguardo i propri orari, ma solo rispetto alla data di consegna del lavoro, che non richiede necessariamente l'incontro fisico.
A me pare una differenza estremamente rilevante. Forse, però, per coglierla bisognerebbe avere un atteggiamento meno polemico e più volto a comprendere ciò che l'altro dice - cosa che capisco essere a volte complicata per certe persone.
Diciamo che in Italia è più semplice il lavoro ibrido che lo smart working.
Obiettivi e progetti sono tipici di professioni nelle quali si produce un servizio (esempio classico programmatori).
Un sistemista come me, non potrebbe mai fare smart working.
Salvo quei rari casi in cui si debba mettere in piedi una nuova infrastruttura e quindi si abbiano degli step organizzativi (che si possono modificare all'occorrenza nelle tempistiche).
Nella gestione quotidiana al massimo possiamo parlare di telelavoro (o lavoro ibrido).
attualmente siamo in presenza al 50%, non sono ancora sicuro di aver conosciuto di persona tutti i miei colleghi
l'azienda sembra che voglia continuare al 50% (non obbligatorio) anche dopo il termine dello stato di emergenza.. la filiale francese ha già firmato il nuovo accordo in questo verso, per noi dovrebbe succedere a breve..
però sempre di lavoro ibrido si tratta..
Mail alle 20, videochiamata alle 22, riunione in Zoom la domenica.
Poi, si possono usare tutte le parole inglesi o i neologismi che si preferiscono pero' la verita' e' sempre la stessa: massimo sfruttamento delle persone. Perdon, risorse umane. Perche' manco piu' siamo persone.
Si lavora per vivere. Non si vive per lavorare. Ma di questi tempi, devi pure ringraziare che ti danno l'opportunita' di farti lavorare.
per fortuna la mia nuova azienda ha all'80% base in Francia, il diritto alla disconnessione è il fulcro di tutto...
bio
Obiettivi e progetti sono tipici di professioni nelle quali si produce un servizio (esempio classico programmatori).
Un sistemista come me, non potrebbe mai fare smart working.
Salvo quei rari casi in cui si debba mettere in piedi una nuova infrastruttura e quindi si abbiano degli step organizzativi (che si possono modificare all'occorrenza nelle tempistiche).
Nella gestione quotidiana al massimo possiamo parlare di telelavoro (o lavoro ibrido).
Io sono uno sviluppatore, anche in questo caso spesso è difficile il vero smart working. Lavoro su app mobile che sono client, sento continuamente i colleghi del backend oppure altri colleghi del reparto QA. Ho colleghi che scrivono le userstory.
In generale si lavora in agile che prevede il concetto di team, di riunioni giornaliere e di coordinamento tra colleghi, come sarebbe concigliabile questo con orari di lavoro variabili?
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