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Tassare lo smart working perché è un privilegio: l'idea di Deutsche Bank

di pubblicata il , alle 12:07 nel canale Innovazione Tassare lo smart working perché è un privilegio: l'idea di Deutsche Bank

Un rapporto di Deutsche Bank, definito dagli autori come "provocatorio", avanza una proposta surreale: il lavoro da remoto sarebbe un privilegio che, in quanto tale, andrebbe tassato. Non curandosi affatto della realtà quotidiana dei lavoratori

 

Un rapporto di Deutsche Bank afferma che per far ripartire l'economia sarà necessario tassare il lavoro da remoto che, stando alle previsioni, si diffonderà a macchia d'olio dopo la fine della pandemia. Secondo gli autori chi lavora da casa spenderà di meno, dunque dovrà essere tassato per avere questo privilegio. Il rapporto viene definito come "provocatorio" e intende scatenare il dibattito su come affrontare il passaggio a una nuova economia post-coronavirus, ma si scontra con una realtà dei fatti che appare distante da quella contenuta al suo interno.

Tassare lo smart working: l'idea bizzarra di Deutsche Bank

Mi permetto di rompere la barriera di impersonalità che normalmente utilizzo per passare, invece, alla prima persona. Mal tollero che sempre più spesso il termine "consumatore" venga utilizzato come sostituto integrale di "cittadino", perché sembra implicare che l'unico diritto, l'unico dovere, l'unica caratteristica saliente delle persone sia "consumare" - un termine che, per di più, non ha un'accezione positiva. Eppure il rapporto di Deutsche Bank sembra andare proprio in questa direzione: siamo solo consumatori, e se consumiamo meno abbiamo meno diritti.

La proposta contenuta nel rapporto afferma che sia necessario tassare chi ha il lusso di lavorare da remoto perché viene postulato, senza però fornire alcuna prova pratica, che chi lavori da remoto spenda meno e partecipi meno all'economia: dopotutto lavorando da remoto non si utilizzano mezzi di trasporto né pubblici né privati, non si pranza fuori, non si consumano scarpe e abiti allo stesso modo (e questa, sì, viene vista come un'accezione negativa, dal momento che poi non se ne comprano di nuovi) e così via. In altre parole non si consuma abbastanza, o quantomeno non si consuma come prima. Immaginare che si spendano i propri soldi in altro modo, ad esempio per coltivare le proprie passioni, partecipando dunque all'economia in misura uguale ma in maniera differente, sembra utopia.

Eppure, tant'è: chi lavora da remoto è un privilegiato, indipendentemente dal suo stipendio e dalla sua mansione. E, in quanto tale, deve pagare: "sosteniamo che i lavoratori da remoto debbano pagare una tassa per questo privilegio. I nostri calcoli suggeriscono che la somma raccolta potrebbe finanziare un aumento per chi guadagna di meno e non può lavorare da remoto e dunque corre più rischi legati alla 'vecchia economia' e alla salute."

Viene fatto l'esempio di un lavoratore nel Regno Unito: viene stimato che il salario medio sia di 35.000 sterline, per cui una tassa del 5% per ogni giorno lavorato da remoto equivale a circa £7, ovvero all'incirca quanto verrebbe speso per andare al lavoro. La cifra dovrebbe essere corrisposta dall'azienda nel caso in cui questa non offra una postazione al lavoratore, o da quest'ultimo nel caso in cui abbia una scrivania in ufficio. Il ragionamento è che "questo regime di tassazione lascerà [i lavoratori] in condizioni non peggiori di quelle in cui sono quando vanno in ufficio." Il che è vero, certo, ma non tiene conto di alcuni aspetti fondamentali.

Continuando l'esempio del Regno Unito, un salario di 35.000 sterline può sembrare elevato, ma il costo della vita fa sì che sia, in realtà, nella media. A Londra, in particolare, si tratta di uno stipendio con il quale si può affittare un appartamento di dimensioni molto piccole e poco più. Al di sotto di tale soglia si è costretti a vivere in appartamenti condivisi. Poter dunque avere le 7 sterline in più al giorno può permettere di elevare il proprio tenore di vita rendendolo più dignitoso e contribuendo in altro modo all'economia.

Il rapporto parla di redistribuire le somme così raccolte alle fasce più povere della popolazione. Il problema, però, è che così si toglie a chi ha poco per darlo a chi non ha nulla.

Per ripensare l'economia bisogna partire dalle persone

Il resto del rapporto non sembra brillare per vicinanza alla realtà quotidiana dei lavoratori. Parlando delle grandi disparità che sono presenti nella società, gli autori scrivono che "non ci si può aspettare che le aziende risolvano questi problemi da sole." Difficile, in effetti, pensare che risolvano da sole i problemi che esse stesse creano. "Ma hanno a disposizione degli strumenti per guidare il cambiamento. Cosa possono fare? Oltre a definire degli obiettivi di cambiamento, le società devono essere rese responsabili di ciò che fanno. Il modo migliore di fare ciò è di collegare i loro obiettivi e impegni a compensi per i manager e i capi d'azienda." Perché invece non imporre per legge una migliore redistribuzione della ricchezza, così che i manager non abbiano bonus milionari ma che i lavoratori abbiano una vita migliore?

Se c'è una cosa che la deregolamentazione avvenuta dagli anni '80 in poi ci ha insegnato, è che le aziende inseguono esclusivamente il profitto perché la loro missione è quella, non creare maggiore giustizia sociale. La dottrina Friedman, imperante al giorno d'oggi, stabilisce che le aziende debbano rispondere agli interessi degli azionisti, non a quelli della società: e gli interessi degli azionisti sono nell'incrementare i propri profitti aumentando il valore delle azioni, che spesso significa aumentando i profitti aziendali, non nel proteggere le fasce più deboli della popolazione lavoratrice. L'impressione è che si stia chiedendo alle volpi di stilare i regolamenti sulla protezione dei pollai: non sembra una grande idea. Proprio questo è il motivo per cui è sempre stato lo Stato a dover intervenire per cercare di tutelare le fasce più deboli con leggi che impedissero che quelle più forti ne approfittassero.

Il problema di queste proposte è che vedono gli individui solo come ingranaggi meccanici che fanno girare l'economia, ma la miopia degli autori fa sì che questi ingranaggi non possano avere altra utilità che nella posizione che ricoprono ora. Non si parla di persone con dei diritti che vanno al di là della propria capacità di spesa, ma di numeri.

Non si parla dei diritti delle persone che lavorano da casa, limitandosi a dire che "i vantaggi del lavoro da casa, sia tangibili che intangibili, hanno tutti un valore. E generalmente hanno più peso dei costi. Questi ultimi sono più che altro un maggiore stress mentale dovuto al doversi destreggiare tra lavoro e figli, e il dover fare i conti con una situazione di ufficio casalingo imperfetta. Questi costi non dovrebbero essere sottostimati, tuttavia sono solitamente ridotti in confronto ai vantaggi." Non viene però menzionato il fatto che lo stress aggiuntivo ha un impatto sulla vita personale che può essere superiore rispetto ai risparmi, che è più difficile verificare il rispetto dei diritti dei lavoratori, che la mancanza di contatto umano esterno alla famiglia (quando è presente) può condizionare negativamente la salute mentale delle persone e così via. Addirittura si scrive che il lavoro da remoto porterebbe a una maggiore sicurezza di mantenere il proprio posto di lavoro, ma non si specifica in base a quale logica.

Sostenere chi vedrà ridotto o annullato il suo giro d'affari per via dello spostamento dei lavoratori lontano dai centri delle città è un intento nobile. Anziché introdurre un sistema bizantino di tasse su chi lavora da remoto, però, potrebbe forse valere la pena ripensare il sistema economico alla radice.

Il rischio di vedere i cittadini solo come consumatori è di realizzare una società come quella rappresentata in Futureland di Walter Mosley: solo chi ha un lavoro può consumare e solo chi può consumare ha dei diritti. Gli altri sono numeri.

122 Commenti
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acerbo13 Novembre 2020, 12:09 #1
Chi partorisce queste idee andrebbe aspettato sotto casa e preso a pizze da una folla di lavoratori.
gd350turbo13 Novembre 2020, 12:18 #2
Originariamente inviato da: acerbo
Chi partorisce queste idee andrebbe aspettato sotto casa e preso a pizze da una folla di lavoratori.


Io gli metto nudo e gli inchiodo mani e piedi al terreno nella piazza principale del paese, poi la gente è libera di farli quello che vuole...

Oppure...

Mi va bene l'idea, però mi dai la modalità di scontare:
Energia elettrica
Riscaldamento
Connessione ad internet.
Dato che le risparmia la ditta ma li pago io.
bonzoxxx13 Novembre 2020, 12:19 #3
Originariamente inviato da: acerbo
Chi partorisce queste idee andrebbe aspettato sotto casa e preso a pizze da una folla di lavoratori.


Concordo e sottoscrivo, Deutschebank farebbe meglio a sistemare i suoi guai invece di scrivere cassate.

Basta fare una veloce ricerca in rete per vedere come sta messa...

Originariamente inviato da: gd350turbo
Io gli metto nudo e gli inchiodo mani e piedi al terreno nella piazza principale del paese, poi la gente è libera di farli quello che vuole...

Oppure...

Mi va bene l'idea, però mi dai la modalità di scontare:
Energia elettrica
Riscaldamento
Connessione ad internet.
Dato che le risparmia la ditta ma li pago io.


Non male come idea
Maxt7513 Novembre 2020, 12:24 #4
Chi partorisce queste idee non è interessato a quello che pensano i lavoratori. Questi capoccia guadagnano in un mese quello che un qualsiasi altro lavoratore guadagna in chissà quanto tempo.
Si capisce che saranno bravi...
Xidius13 Novembre 2020, 12:24 #5
Originariamente inviato da: acerbo
Chi partorisce queste idee andrebbe aspettato sotto casa e preso a pizze da una folla di lavoratori.


chi partorisce queste idee sicuramente è un represso che vuole trarre ancora piu guadagno da una situazione che:

- non ci sono straordinari retribuiti
- le azienda risparmiano in utenze e in altri servizi
- gli unici contentini sono ( non in tutti i casi ) i buoni pasto
Xidius13 Novembre 2020, 12:24 #6
Originariamente inviato da: gd350turbo
Io gli metto nudo e gli inchiodo mani e piedi al terreno nella piazza principale del paese, poi la gente è libera di farli quello che vuole...

Oppure...

Mi va bene l'idea, però mi dai la modalità di scontare:
Energia elettrica
Riscaldamento
Connessione ad internet.
Dato che le risparmia la ditta ma li pago io.


Giustissimo
Phoenix Fire13 Novembre 2020, 12:25 #7
Originariamente inviato da: gd350turbo
Io gli metto nudo e gli inchiodo mani e piedi al terreno nella piazza principale del paese, poi la gente è libera di farli quello che vuole...

Oppure...

Mi va bene l'idea, però mi dai la modalità di scontare:
Energia elettrica
Riscaldamento
Connessione ad internet.
Dato che le risparmia la ditta ma li pago io.


ma infatti il concetto potrebbe avere anche un minimo di senso, quando però metti nel conteggio tutti i pro e i contro e soprattutto quando la scelta è della persona e non dell'azienda.
Sicuramente risparmio pasti e mezzi pubblici, ma pago le bollette e mi sono, magari, dovuto comprare varie cose per casa per poter lavorare comodamente
Saturn13 Novembre 2020, 12:28 #8
Nomi e cognomi - con relative foto - di chi scrive e realizza "questi rapporti".

Sciacalli. Non aggiungo altro.
Phopho13 Novembre 2020, 12:31 #9
ma cosa si sono bevuti?

se lavoro da casa spendo in più in:
- energia elettrica (diciamo 1 euro)
- riscaldamento, il mio appartamento è termoautonomo (6 euro)
- pranzo (4 euro)
se lavoro da casa spendo in meno in:
- benzina (2 euro al giorno visto che faccio all'incirca 26 km al giorno)
in ufficio ho la mensa pagata, quindi quando sono presente ho 2 euro al gg di benzina.
confronto: 9 euro vs 2 euro, per 20 giorni lavorativi sono 140 euro in meno al mese che a quel punto non spenderò in altre cose... se poi mi tassano ancora di più non fanno altro che accentuare la flessione della spesa.
ma chi c'è a capo di DB per fare questi discorsi, Topo Gigio?
MikTaeTrioR13 Novembre 2020, 12:38 #10
si, prima mi risarcite dei costi maggiori che lo smartworking mi comporta poi possiamo pensare alle tasse con cui pero possono fare solo una cosa: infilarsele nel rettile

mavavavavavavavava, sti banchieri, proprio fuori dal mondo state he, non vi smentite mai

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