Lo smart working ci rende più produttivi? Secondo Lenovo sì, ma non mancano aspetti negativi
di Alberto Falchi pubblicata il 23 Luglio 2020, alle 13:21 nel canale InnovazioneIl report Technology and the Evolving World of Work di Lenovo analizza le nuove modalità di lavoro, indicando i pregi e i difetti dello smart working. La produttività ne guadagna, ma non sono tutte rose e fiori per i lavoratori
Piaccia o meno, lavorare da remoto è stato fondamentale per tenere in piedi l'economia italiana e quelle tante aziende che potevano consentire ai dipendenti di svolgere da casa le proprie mansioni. L'hanno definito smart working, anche se a ben di smart c'era proprio poco: nella maggior parte dei casi, orari e modalità sono stati gli stessi del lavoro da ufficio, e a cambiare è stata solo la sede, che invece dell'open space è diventata il tavolo della cucina, lo studio di casa, il salotto.
Ma i risultati di questo esperimento "forzato" quali sono stati? Lenovo ha provato a dare una risposta con lo studio Technology and the Evolving World of Work, che ha coinvolto oltre 20.000 lavoratori in 10 Paesi, 2.023 dei quali in Italia.
Smart Working: più produttivi, non necessariamente più soddisfatti
Lo smart working non dispiace alle persone che, non avendo scelto liberamente questa modalità, ne hanno apprezzato i benefici, come la possibilità di bilanciare meglio i loro ritmi fra lavoro e vita personale. La stragrande maggioranza degli intervistati (85%) ha dichiarato di fare maggiore affidamento sulla tecnologia (sarebbe da stupirsi del contrario, a dirla tutta) e 2 lavoratori su 3 (63%) si sentono più produttivi quando lavorano da casa. Poco più della metà sostiene che continuerà a lavorare da casa, o a farlo più di quanto lo facesse prima della pandemia.
Addio al traffico, ai mezzi pubblici affollati e ai pranzi nel baretto sotto l'ufficio? Non proprio. Il 79% del campione lamenta il fatto che ha dovuto improvvisarsi "responsabile IT di se stesso", e 7 su 10 hanno ammesso di aver provveduto da soli alla tecnologia, acquistandola a proprie spese.
Circa il 40% degli intervistati aveva a disposizione della tecnologia, ma la ha dovuto migliorare a proprie spese, in toto oppure in parte. La spesa media, per gli italiani, è stata di circa 305 euro, superiore di 62 euro rispetto alla media mondiale, di 238 euro.
Ma l'aspetto economico non è l'unico problema: Il 71% degli intervistati lamenta l’emergere di nuove problematiche o il peggioramento di alcune condizioni, tra cui mal di testa, dolori alla schiena oppure al collo e difficoltà a dormire. Diminuiscono, inevitabilmente, i contatti personali con i colleghi, e si avverte un’incapacità di separare la vita lavorativa dalla vita domestica e diventa difficile concentrarsi durante le ore di lavoro a causa delle distrazioni che li circondano in casa.
"Questi dati ci offrono spunti molto interessanti sulla complessa relazione che i dipendenti hanno con la tecnologia in un momento in cui la sfera personale e quella professionale stanno diventando sempre più interconnesse con la crescita del numero di persone che lavorano da casa" - ha commentato Dilip Bhatia, Vice President of Global User and Customer Experience di Lenovo - "Gli intervistati fanno sempre più affidamento sulla tecnologia e si sentono più produttivi, ma si preoccupano per la sicurezza dei loro dati e si aspettano che le aziende investano in formazione tecnologica. Stiamo utilizzando questi risultati per migliorare lo sviluppo delle nostre tecnologie smart e offrire ancora più strumenti utili a chi lavora e lavorerà da remoto".
La soluzione di Lenovo: il Modern IT
Come evidenziato dalla ricerca, uno dei principali problemi per chi lavora in maniera agile è che si è dovuto improvvisare IT manager di se stesso, acquistando sia l'hardware necessario, sia dovendo imparare a gestirlo in assenza di tecnici a supporto. Un problema che affligge non solo i dipendenti, ma che può avere ripercussioni sull'azienda, soprattutto dal punto di vista della sicurezza e la privacy delle informazioni.
La soluzione al problema proposta da Lenovo prende il nome di Modern IT e si basa sul concetto di Device as a Service (DaaS): Lenovo mette a disposizione i dispositivi e anche l'assistenza, da remoto. "L'essere IT di se stessi ha cambiato la prospettiva" - ha spiegato a Edge9 Giuliano Pecorella, Global Service Leader di Lenovo - sottolineando che "Il DaaS non è un device in prova, ma una vera e propria consulenza".
Le soluzioni Modern IT sono suddivise in diversi kit, che si adattano dalle aziende di ogni dimensione, dalle PMI alle enterprise, ed eliminano sia il problema del supporto tecnico, sia quello dell'acquisto di nuovo hardware dello smaltimento di quello vecchio: penserà a tutto Lenovo, offrendo ai clienti la garanzia di avere sempre a disposizione dispositivi aggiornati, senza doversi preoccupare della gestione di quelli obsoleti. Un approccio che secondo Pecorella permetterà di contenere anche i costi e consentirà all'IT di focalizzarsi sulla parte strategica, dato che i comuni problemi di tutti saranno delegati a Lenovo, che offre il servizio.
31 Commenti
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Tu ogni mattina gli dai delle pratiche da fare, e ne monitori l'avanzamento, niente di speciale, ci sono infiniti strumenti che ti permettono di farlo.
Ovviamente se non gliene dai, questo di sua sponte non ne farà mai !
Stesso concetto poi nel lavoro sul posto
Tu ogni mattina gli dai delle pratiche da fare, e ne monitori l'avanzamento, niente di speciale, ci sono infiniti strumenti che ti permettono di farlo.
Ovviamente se non gliene dai, questo di sua sponte non ne farà mai !
Stesso concetto poi nel lavoro sul posto
Sì e no...
E' vero che il capo ti dice cosa fare, ma se sei dotato di un cervello e hai voglia di lavorare, puoi anche trovarti le cose da fare migliorando o ragionando su cosa ottimizzare a livello di processo.
Ah no scusa... parliamo del pubblico... non del privato...
Questo lo fai tu...
Io intanto sto in compagnia dei miei cani, che spesso sono meglio degli esseri umani, poi ogni tanto esco, faccio un giretto, in queste giornate posso stare in mutande, o in giardino...
Della serie tira più un pelo di f... che un carro di buoi ?
Perchè non ti sai organizzare, non hai quella cosa in più che ti permette di godere della situazione, di tramutare i problemi in opportunità, sei come alcune persone qui da me, che fuori dall'ufficio si sentono vuote, ma loro sono gustificabili, hanno oltre 60 anni !
E' vero che il capo ti dice cosa fare, ma se sei dotato di un cervello e hai voglia di lavorare, puoi anche trovarti le cose da fare migliorando o ragionando su cosa ottimizzare a livello di processo.
Ah no scusa... parliamo del pubblico... non del privato...
Eh appunto, ma dai, inutile anche parlare di iniziativa personale, animale estinto millenni fa !
lo smart working non è per tutti infatti credo debba essere una libera scelta
inoltre aggiungiamo una considerazione: quasi tutti hanno iniziato a farlo perché non si poteva proprio uscire di casa e quindi si lavorava da casa, ma non si poteva fare altro
adesso invece la passeggiata si può fare e anche spostarsi tra regioni, ci sono colleghi miei del meridione che finalmente possono lavorare un po' da casa dei genitori e godersi famiglia e amici come fanno solamente durante le feste comandate, una meraviglia
io sto un po' a Milano e un po' a casa dei miei dove c'è il giardino e mia figlia può godersi il fresco e le passeggiate nella natura dopo mesi di chiusura forzata in casa
sì magari la quotidianità può mancare, ma nessuno ti obbliga a tapparti in casa, la differenza è che puoi scegliere tu le persone da frequentare e hai più tempo libero specialmente se ne buttavi un sacco al lavoro
comunque non durerà in eterno e sono sicuro che molte aziende appena possibile richiameranno tutto il personale in ufficio, ma come dicevo sarà importante la flessibilità e dare un po' di scelta ai dipendenti, chi si è trovato benissimo in smart working e ha lavorato di più del solito che bisogno ha di tornare in ufficio tutti i giorni della settimana?
Che ti devo dire... ho sempre scelto di lavorare nel privato perchè avrei fatto moltissima fatica ad avere una certa mentalità.
C'è stato un brevissimo periodo in cui mi sono trovato come consulente esterno a stretto contatto con dei dipendenti pubblici... ho fatto il loro lavoro di un mese in due giorni... e mi hanno pure chiesto di rallentare (e non è che sia un genio).
Assolutamente ( e tristemente ) vero !
Io intanto sto in compagnia dei miei cani, che spesso sono meglio degli esseri umani, poi ogni tanto esco, faccio un giretto, in queste giornate posso stare in mutande, o in giardino...
Della serie tira più un pelo di f... che un carro di buoi ?
Perchè non ti sai organizzare, non hai quella cosa in più che ti permette di godere della situazione, di tramutare i problemi in opportunità, sei come alcune persone qui da me, che fuori dall'ufficio si sentono vuote, ma loro sono gustificabili, hanno oltre 60 anni !
Si, però adesso non è che bisogna fargli il processo e dargli dell'inabile perchè a stare a casa si rompe le scatole.
Lui magari è organizzatissimo, ma ha pieno diritto di schifare la compagnia dei cani, le mutande e il giardino e a trovare la sua dimensione perfetta in ufficio, a baccagliare colleghe tutto il giorno, senza sentirsi per questo "menomato" o meno realizzato.
Non crediamo che il meglio per noi sia il meglio per tutti. Nei pochi giorni che ho fatto a casa, durante il lockdown, il dover mischiare il privato (dove il lavoro non deve esistere) e lavoro (dove il privato non deve esistere), dopo gli anni che ci ho messo a imparare a non farlo...mi ha fatto abbastanza incavolare.
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