Smart Working
Secondo Treu il lavoro agile deve diventare nuova normalità
di Alberto Falchi pubblicata il 13 Agosto 2020, alle 13:01 nel canale Innovazione
Per il presidente del Cnel Treu è necessario aprire un dibattito sullo smart working, che non dovrebbe essere più visto come misura per fronteggiare l'emergenza ma dovrebbe far parte della contrattazione nazionale
44 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoPrima un nullafacente in azienda doveva almeno mostrare una parvenza di produttività o quantomeno non poteva esagerare nel "fancazzismo" a oltranza, ora tutto questo è sparito.
L'aspetto positivo se vogliamo è che invece chi è onesto e ha sempre lavorato, con lo smart working può lavorare con meno distrazioni o perdendo un sacco di tempo in spostamenti e logistica varia.
Prima un nullafacente in azienda doveva almeno mostrare una parvenza di produttività o quantomeno non poteva esagerare nel "fancazzismo" a oltranza, ora tutto questo è sparito.
L'aspetto positivo se vogliamo è che invece chi è onesto e ha sempre lavorato, con lo smart working può lavorare con meno distrazioni o perdendo un sacco di tempo in spostamenti e logistica varia.
Infatti gli ottimi risultati sono sotto gli occhi di tutti, trentenni che non possono avere un mutuo perché da sempre lavorano a contratti a tempo e vecchi costretti al lavoro per mantenere i nipoti e a volte i figli perché guadagna di più un operaio con 30 anni di anzianità di un lauteato...
Poi se vogliamo possiamo illuderci dicendo che se non ci fossero stato lui il mercato del lavoro avrebbe potuto continuare ad esistere così com'era (il paese del bengodi del posto fisso a vita), ma sarebbe appunto un'illusione perchè che lo si voglia o no il trend era quello e forse l'apporto di Treu ha evitato un mercato del lavoro selvaggio senza regole (vedi riders da qualche anno a questa parte).
O forse vogliamo raccontarci la favola che il lavoro si crea e si plasma per decreto?
Inserire forme nuove di lavoro, anche temporaneo è stato corretto a mio avviso.
Solo che è stata una riforma incompiuta in quanto tutto il resto è rimasto fermo alle logiche di lavoro a tempo indeterminato e garantito.
Se tu oggi con un contratto precario provi a comprarti una casa, devi dare un cospicuo anticipo e per il mutuo devi avere dei garanti che pensa un po'... devono avere un contratto a tempo indeterminato o essere in pensione.
Quindi se da una parte il mercato del lavoro ha correttamente scelto la via del rinnovo continuo, tutto il resto non ha subito delle modifiche in tal senso.
Ci sono settori che pretendono di avere certe sicurezze, quando in realtà salvo rarissimi casi (dipendenti pubblici), queste non possono essere date per ragioni oggettive.
Io presumo che nel giro di 10 anni, se non si cambiano radicalmente alcune cose, sarà estremamente difficile ipotizzare acquisti di beni di valore ingente.
Perchè se non si ha una continuità salariale e non si hanno forti risparmi, passare dalla classe media alla povertà sarà una triste realtà (in parte vista con due semplici mesi di lockdown... dati istat... non miei).
Mi hai fregato sul tempo...
Anche se io non sono contrario al lavoro a tempo determinato.
Però si devono costruire delle modalità che rendano agevole il cambio e nei periodi in cui non si avrà reddito (non siamo l'AMMERICA), deve esistere una forma di protezione economica.
Altrimenti le persone troveranno molta difficoltà a ragionare sul programmare il futuro quando non sanno neanche se il giorno dopo avranno i soldi per mangiare.
Ciò non toglie che il cambiamento del mercato del lavoro era già in atto, e fare leggi in totale contrasto ad esso non avrebbe portato a nulla, come scrivevo prima solo un ingenuo (evito di usare termini più forti ma ci siamo capiti...) potrebbe pensare di guidare il mercato del lavoro a suon di leggi e decreti (vedi ad esempio i neostatalisti del M5S che regalano soldi, bloccano licenziamenti e assumerebbero orde di dipendenti pubblici...
Rispetto al far west stile USA la riforma Treu ha cercato di imporre dei limiti e delle regole, poi è ovvio che abbia causato mal di pancia a chi si illudeva di poter lavorare a vita nella megaditta (magari pseudo pubblica) ereditando il posto del padre senza incertezze o preoccupazioni, peccato che quel mondo del lavoro non esista più e quindi è stupido incapponirsi, meglio lavorare per trovare un compromesso.
Solo che è stata una riforma incompiuta in quanto tutto il resto è rimasto fermo alle logiche di lavoro a tempo indeterminato e garantito.
Se tu oggi con un contratto precario provi a comprarti una casa, devi dare un cospicuo anticipo e per il mutuo devi avere dei garanti che pensa un po'... devono avere un contratto a tempo indeterminato o essere in pensione.
Quindi se da una parte il mercato del lavoro ha correttamente scelto la via del rinnovo continuo, tutto il resto non ha subito delle modifiche in tal senso.
Ci sono settori che pretendono di avere certe sicurezze, quando in realtà salvo rarissimi casi (dipendenti pubblici), queste non possono essere date per ragioni oggettive.
Io presumo che nel giro di 10 anni, se non si cambiano radicalmente alcune cose, sarà estremamente difficile ipotizzare acquisti di beni di valore ingente.
Perchè se non si ha una continuità salariale e non si hanno forti risparmi, passare dalla classe media alla povertà sarà una triste realtà (in parte vista con due semplici mesi di lockdown... dati istat... non miei).
Anche se io non sono contrario al lavoro a tempo determinato.
Però si devono costruire delle modalità che rendano agevole il cambio e nei periodi in cui non si avrà reddito (non siamo l'AMMERICA), deve esistere una forma di protezione economica.
Altrimenti le persone troveranno molta difficoltà a ragionare sul programmare il futuro quando non sanno neanche se il giorno dopo avranno i soldi per mangiare.
Come può fare una coppia o un giovane ad aprire un mutuo per comprare casa?
Ora, io non so quanti anni abbiate, io sono del '79 e ricordo benissimo la situazione di quando ero bambino, se non altro per il fatto che la casa era un pensiero fisso per i miei che volevano a tutti i costi costruirsela, però era un'eccezione.
Rispetto ad oggi (o cmq agli ultimi 20 anni) allora erano pochissime le persone che acquistavano casa, la norma era andare in affitto persino nei piccoli paesi.
E questa cosa la si ritrova anche oggi in mezza europa, persino nei paesi considerati più ricchi e benestanti (es Germania) coloro che vivono in una casa di proprietà sono pochissimi rispetto all'Italia.
Solitamente qui scatta sempre l'obiezione "eh ma da noi è una cosa culturale, a loro non interessa come a noi perchè sono cresciuti con una mentalità diversa..."
Ma neanche un po', anche i tedeschi amerebbero avere la casa di proprietà, solo che semplicemente molti non se la possono permettere.
Allora di solito scatta l'obiezione secondo cui il loro potere d'acquisto è maggiore, o gli affitti sono più bassi.
Sul potere d'acquisto si può discutere (varia molto anche in Italia da nord a sud eh...) ma sugli affitti tutti considerano solo quelli assurdi delle grandi città, ma non l'ha certo prescritto il dottore di abitare a Roma o Milano o Torino... Da me a 50Km da Milano l'affitto di un bilocale spazioso, indipendente, nuovo e carino è sulle 350 €/mese, a Milano per una casa simile toccherà spendere almeno 1000 €/mese, i conti sono presto fatti...
In passato nessuno si sarebbe fatto alcun problema a fare il pendolare e smazzarsi 100Km al giorno in treno o auto per andare al lavoro (l'ho fatto io stesso per 25 anni, fino a fine febbraio scorso causa covid...), oggi molta gente non è disposta a farlo, io ne conosco diversi.
Così come conosco diversi neolaureati (giovani e senza famiglia) che hanno rifiutato posti di lavoro ben pagati perchè era richiesta la disponibilità a piccole trasferte (cmq in nord Italia e ogni tanto a Roma, non in Tanzania... tutte spesate per benino, magari con auto aziendale), roba che vent'anni fa io avrei fatto i salti di gioia se mi avessero proposto qualcosa del genere.
Ma potrei riportarvi gozziliardi di storie simili, di aziende che nella mia zona (prov BG) fanno una fatica bestiale a trovare personale (sia formato che da formare a spese loro) da inserire nel proprio organico a tempo indeterminato; ovviamente non cercano operai generici che non vogliono specializzarsi, o laureati senza professionalità che pretendono ruoli dirigenziali senza alcuna esperienza solo per il fatto di avere un diploma, vogliono operai specializzati e gente che abbia voglia di specializzarsi.
Insomma ragazzi (scusate le lungaggini ma il discorso mi appassiona) crisi o non crisi, covid o non covid di opportunità ce ne sono, possono non coincidere con le nostre aspettative però ci sono.
Non mi illudo certo che sia lo stesso in tutto il paese, però se uno vuol cercare, di opportunità se ne trovano.
Poche chiacchiere, se puoi svolgere la professione da remoto questa deve essere la via da prediligere.
Poche chiacchiere, se puoi svolgere la professione da remoto questa deve essere la via da prediligere.
Pensa un po' che remoto per remoto, il tuo stesso lavoro lo potrebbe fare un indiano forse meglio e ad una frazione del tuo costo.
Succede già da tempo a prescindere dallo smart working, è un fenomeno chiamato comunemente delocalizzazione. Che io sappia in italia ormai è stato delocalizzato tutto il possibile, spannometricamente quindi mi sento tranquillo. Tecnicamente ricopro una posizione delocalizzabile, insomma parlo conoscendo la situazione, long story short la situazione è che come io posso perdere il lavoro perché può essere assegnato a un indiano io a mia volta posso prendermi il lavoro di un indiano o di qualcun'altro.
Ma a parte questo vedo che riemerge il solito discorso dei laureati che non guadagnao niente, dei giovani che non possono comprare casa perché non hanno un posto fisso... io mi ricordo che nel 2009 la situazione era tragica a dir poco, eppure nel corso degli anni i giovani hanno continuato a laurearsi e di case se ne sono vendute senza sosta anche a Milano dove con un rene ci compri forse un box in periferia.
Insomma non capisco questa negatività che si perpetua immutata nel corso degli anni.
I giovani non hanno lavoro ma i vecchi non trovano lavoro perché conviene assumere i giovani.
I giovani non riescono a comprare casa ma di case se ne continuano a vendere... le comprano i vecchi senza lavoro per colpa dei giovani?
Ma a parte questo vedo che riemerge il solito discorso dei laureati che non guadagnao niente, dei giovani che non possono comprare casa perché non hanno un posto fisso... io mi ricordo che nel 2009 la situazione era tragica a dir poco, eppure nel corso degli anni i giovani hanno continuato a laurearsi e di case se ne sono vendute senza sosta anche a Milano dove con un rene ci compri forse un box in periferia.
Insomma non capisco questa negatività che si perpetua immutata nel corso degli anni.
I giovani non hanno lavoro ma i vecchi non trovano lavoro perché conviene assumere i giovani.
I giovani non riescono a comprare casa ma di case se ne continuano a vendere... le comprano i vecchi senza lavoro per colpa dei giovani?
Il problema è che gli indiani costano due lire, anche quando sono in trasferta a lavorare in Europa.
Per cui dubito fortamente che potresti comunque andare a fare il loro lavoro, specialmente coi "turni di lavoro" che fanno...
Il mercato delle case, poi, è crollato da tempo proprio perché pochi se le possono permettere (non in Germania, dove per poter comprare la mia casa ho dovuto aspettare più di anno per trovare l'occasione giusta e bloccare immediatamente il venditore, vista l'enorme mole di gente che cerca casa da comprare).
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