Smart Working
Tassare lo smart working perché è un privilegio: l'idea di Deutsche Bank
di Riccardo Robecchi pubblicata il 13 Novembre 2020, alle 12:07 nel canale Innovazione
Un rapporto di Deutsche Bank, definito dagli autori come "provocatorio", avanza una proposta surreale: il lavoro da remoto sarebbe un privilegio che, in quanto tale, andrebbe tassato. Non curandosi affatto della realtà quotidiana dei lavoratori
122 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoIl vero vantaggio sta nell'avere meno stress. E neanche sempre, dato che durante i due mesi di lock down ho dovuto lavorare con i figli piccoli in casa. Una vera goduria. Provare per credere. In quei mesi avrei preferito lavorare vicino alla corsia di sorpasso dell'autostrada.
Poi ovviamente c'è chi sta molto peggio (lavoratori autonomi in primis), ma da qua a dire tassiamo lo smart working ce ne passa. E' un privilegio? Probabile, ma è imposto dalla situazione, non è richiesto da noi. Altrimenti continuavamo come sempre, ovvero con la solita mentalità tipica del manager italiano, che se sei in smart working non fai un cazzo e quindi non te lo danno neanche se preghi in arabo.
Sono straconvinto che finita la pandemia torneremo esattamente come prima, ovvero tutti in ufficio. Perlomeno in Italia.
Due settimane. E il prossimo che si azzarda a tirare fuori commenti del genere viene bannato senza passare dal via.
Teniamo il discorso sul punto; discorsi politici di questo tipo non sono accettati da regolamento. In altre parole: discutere delle idee va bene, discutere delle persone, dei partiti e delle varie cose annesse e connesse no. Uomo avvisato...
Pensa che dove sono io chi ha figli in età scolare ha diritto a stare a casa contro chi non li ha !
Non solo sul piano economico ma più che altro su quello sociale. In generale ridurre il lavoro a qualcosa di puramente individualistico da svolgersi in maniera isolata, per altro in ambito domestico, non è qualcosa che mi piacerebbe sostenere a lungo termine.
Come ha segnalato anche @robe64 c'è il rischio di far evolvere il mercato del lavoro in negativo, con le company che prendono il ruolo di scheduler globale di job, magari micro, da spalmare al miglior offerente sul pianeta.
Non penso che una vita "sana" possa contemplare portarsi lo stress del lavoro a casa, in un ambito che [U]dovrebbe[/U] essere considerato un'isola di tranquillità.
Senza contare il fatto che ormai tutti si permettono di disturbarti a qualsiasi ora del giorno senza neanche chiedere il permesso (ma questo è un problema legato più che altro al fatto che siamo sempre connessi). In tal senso bisognerebbe obbligare le compagnie a fornirti di un telefono aziendale, qualora volessero contattarti mentre sei fuori sede.
Penso comunque in generale che possa essere utile se ristretto al massimo ad 1-2 giorni a settimana, in generale dovrebbe essere regolamentato a livello di singolo contratto più che collettivamente.
Paradossalmente le aziende con il lavoro da remoto possono risparmiare un bel po' di soldi che potrebbero essere investiti in un aumento di stipendio, quindi in realtà i lavoratori dovrebbero essere pagati di più (non di meno).
Ma lo Stato o chi per lui vedrà questa cosa come una ghiotta occasione per incassare tasse dal nuovo gingillo tutto fresco da regolamentare in maniera burocratica.
Il problema del traffico si risolve pianificando una mobilità urbana degna di questo nome, potenziando i mezzi pubblici nelle grandi città, di certo non lasciando tutto al caso come adesso.
Ma anche per i tipi di lavoro adatti la presenza fisica a volte è molto importante.
Io sono per il 50 e 50, un 50 di socialità/raccoglimento/condivisione e un 50 di produzione/concentrazione.
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Si tenga presente quanto letto nel regolamento, nel rispetto del "quieto vivere".